Giocano con i nostri soldi: Borghi fa crescere lo spread

Il leghista: «Se dopo il voto l'Ue non cambia, meglio uscirne». Poi Salvini smentisce e i mercati si placano

Giocano con i nostri soldi: Borghi fa crescere lo spread

Il responsabile economico della Lega Claudio Borghi spara ad alzo zero sulla Ue a tre mesi dal rinnovo del Parlamento di Strasburgo. Una dichiarazione, la sua, che estremizza in poche ore il dibattito sulla fedeltà italiana ai principi europei. Tanto rumore suscitano le sue parole che lo stesso Matteo Salvini, non solo segretario della Lega e vicepremier, ma anche indiscusso campione di paradossi e «sparate» ad effetto, corre ai ripari smorzando la polemica. Il presidente della Commissione bilancio della Camera, ieri mattina dichiarava: «Se non riusciamo a cambiare l'Europa dovremmo uscirne. Le prossime elezioni saranno l'ultima chance». «Se a seguito di queste elezioni - aggiungeva - ci saranno i soliti mandarini guidati dalla Germania a guidare le politiche economiche, sociali e migratorie, a uso e consumo della Germania e a nostro danno, dirò di uscirne». La correzione dello stesso Salvini si è poi resa necessaria, visto il fuoco incrociato di polemiche arrivare da tutte le parti (sia dagli alleati di governo che proprio ieri presentavano, con Luigi Di Maio, la loro campagna elettorale per le Europee di maggio, sia dall'opposizione, che dalle opposizioni). «Non abbiamo alcuna intenzione di uscire dall'Europa - si affretta a dire Salvini -, vogliamo cambiarla, migliorarla. Non abbandonarla». Peccato che lo spread si era già impennato di dieci punti (passando in poche ore da 270 a 280). Tanto che lo stesso Renato Brunetta (Forza Italia) ha ironizzato: «Borghi eviti di esternare a mercati aperti». «Ci risiamo - ha detto Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama -: il presidente della Commissione Bilancio della Camera riparla dell'uscita dell'Italia dall'euro se alle prossime elezioni europee non vinceranno i populisti. Non gli bastano i danni già provocati dalla prima versione del contratto di governo, l'impennata dello spread e la fuga degli investitori esteri?» Anche il presidente del parlamento di Strasburgo, Antonio Tajani, interviene sul tema. «Chi - dice- immagina un'uscita dall'euro come toccasana dei nostri problemi, vuole portarci dove sta oggi il Venezuela». In tanti, poi, sui social hanno ricordato a Borghi che in un Paese «più solido del nostro» come l'Inghilterrà la Brexit ha effetti ben più gravi del previsto.

Per raddrizzar il tiro delle sue dichiarazioni Borghi aggiunge poi dettagli sulla prossima campagna elettorale. «Non ce lo aspettavamo tre anni fa e tanto meno cinque anni fa - dice - quando abbiamo fatto una campagna elettorale fortemente critica ma eravamo al 4%. Invece il miracolo Salvini ci ha messo in una condizione di assoluta forza». E sottolinea come il Pad di Renzi non è riuscito «a fare niente per l'Italia» con il 40%.

Chissà, a questo punto, quali analisi hanno partorito a via Bellerio. Il partito fondato da Bossi si colloca attualmente nel gruppo parlamentare degli euroscettici (Gruppo europeo delle Nazioni e della libertà) a fianco di partiti nazionalisti come il Front National di Marine Le Pen. Chissà se anche il resto del gruppo dirigente del Carroccio condivide l'ottimismo di Borghi sulle «potenzialità» della squadra salviniana in Europa. «I gruppi nel prossimo Europarlamento - spiega Borghi - saranno molti diversi da quelli del passato. Alle elezioni di fine maggio non si presentano il Ppe e il Pse, le alleanze si fanno dopo il voto.

Tantissimi partiti che nella legislatura che sta per terminare sono andati nel gruppo dei conservatori, dei popolari e dei socialisti - e lo hanno fatto per appoggiarsi a chi governava - potrebbero venire con noi. Sono convinto che la Lega potrà essere il primo partito del futuro Parlamento europeo e i sovranisti il gruppo più numeroso, anche con l'ingresso di Orban e di altri dell'Est Europa».

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