Giorgia lancia il liceo del Made in Italy. Il solito "no" dei grillini

Meloni: "Adesso legare cultura e tradizione". I presidi: "Buona idea, si può partire subito"

Giorgia lancia il liceo del Made in Italy. Il solito "no" dei grillini

Giorgia Meloni, nel suo tour al Vinitaly, ha avuto pure il tempo di premiare gli studenti degli Istituti Agrari. E dopo essersi complimentata per «la loro lungimiranza» sulla scelta degli studi che garantisce un immediato sbocco di lavoro, rilancia la sua idea, già cavallo di battaglia nella campagna elettorale. «Stiamo pensando a un liceo del made in Italy per valorizzare percorsi che spieghino il legame che esiste tra nostra cultura, i territori e la nostra identità. Il nostro agroalimentare, il vino e l'agricoltura, sono un pezzo fondamentale della nostra economia aggiunge la premier - ma funzionano se abbiamo la capacità di mettere insieme tradizione sulla cultura antica di secoli e l'innovazione, la modernità. E questo lo possono fare soprattutto le giovani generazioni».

Dopo gli applausi, i commenti a caldo. «Un' idea intelligente e stimolante» afferma appena arrivato a Verona il direttore generale dell'INMI Spallanzani, Francesco Vaia. «Ennesima trovata di propaganda» ribattono da Roma esponenti del Movimento Cinque Stelle «Il dualismo tra istituti tecnici e licei rappresenta un modo vecchio di pensare alla scuola, che ripropone un dibattito che non fa bene né ai licei né agli istituti tecnici». È «lo specchio di una grande ipocrisia» aggiunge il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni: «Meloni parla del liceo agrario ma tace sulle condizioni di lavoro di quel mondo in cui si concentra spesso il lavoro povero. Poi parla di sbocchi professionali, dando l'idea che la scuola serva a formare solo lavoratrici e lavoratori».

Replica immediata di Ella Bucalo, membro della commissione Cultura del Senato e responsabile della Scuola di Fratelli d'Italia: «Tutti vogliono italiano perché è sinonimo di qualità ed eccellenza e per questo abbiamo bisogno che anche la scuola sia indirizzata alla valorizzazione di ciò che ci contraddistingue proiettando l'Italia in sede Internazionale». Condivide l'obiettivo anche Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi: «Il liceo del Made in Italy è una buona idea perché agro alimentare e abbigliamento sono settori fondamentali per il nostro paese e ben vengano corsi di studi che si adeguano a quello che serve». Poi il suggerimento. «Per accelerare i tempi, al posto dell'iter parlamentare si potrebbe intervenire sul regolamento 89 del 2010 per includere tra i licei il nuovo percorso di studi. In questo modo nel gennaio prossimo potrebbero già aprirsi le iscrizioni». L'intervento positivo del capo dei presidi italiani conferma la bontà dell'iniziativa. Ma cosa si dovrà studiare in questo liceo? Nel biennio spiccano informatica, scienze naturali, fisica. Nel triennio corsi relativi all'economia e gestione delle imprese del Made in Italy, insegnamenti sui «modelli di business nelle industrie dei settori della moda dell'arte e dell'alimentare» e lezioni su «Made in Italy e mercati internazionali». Giannelli plaude anche ai 50 milioni stanziati ieri per la prima volta dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara destinati ai viaggi d'istruzione, fondi destinati soprattutto agli alunni meno abbienti. «Apprezzo molto anche il raddoppio, deciso dal ministro, delle risorse destinate al programma Erasmus».

Sul tema scuola interviene anche la ministra del Turismo Daniela Santanchè e attacca i precedenti governi: «Abbiamo avuto una sinistra che ha invogliato i giovani a fare i licei.

Questo governo vuole invece mettere al centro le scuole tecniche». Il ministro Adolfo Urso, invece caldeggia un'iniziativa per far rivivere i borghi rurali. «Lavora nel mondo e vivi in Italia» sarà lo slogan. Un modo nuovo per conciliare lavoro a distanza e vita a misura d'uomo.

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