Goldman Sachs sponsorizza il governissimo. La banca statunitense (per la quale hanno lavorato Romano Prodi, Mario Monti, Mario Draghi e l'attuale presidente Cdp ed ex sottosegretario Massimo Tononi), in un report diffuso ieri ha sottolineato che «dal nostro punto di vista un governo istituzionale, nel breve termine, piacerebbe ai mercati mentre le elezioni politiche nel quarto trimestre, data la forza della Lega nei recenti sondaggi, sarebbe nel breve termine una notizia negativa, perché gli investitori dovrebbero aumentare il prezzo del rischio di un ulteriore indebolimento delle prospettive delle finanze pubbliche, di declassamento delle agenzie di rating e di un dialogo più conflittuale con i partner europei sia riguardo la politica di bilancio sia quella migratoria». In buona sostanza, un governo istituzionale «Monti-style» sarebbe da preferirsi in quanto approverebbe una manovra tranquillizzante per la Borsa e sarebbe più orientato a conservare buoni rapporti con le istituzioni internazionali. Allo stesso tempo, secondo Goldman Sachs, è probabile che la popolarità della Lega aumenterebbe se il partito riuscisse ad evitare di fare la finanziaria. Il consiglio, dunque, è evitare azioni e obbligazioni italiane perché «il mercato finanziario italiano resterà volatile e l'incertezza politica e la stagnazione economica porranno rischi al ribasso per la crescita nella seconda meta dell'anno».
Le valutazioni di Goldman Sachs sono le stesse del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che in un'intervista a La Stampa ha rinnovato l'appello «a tutti i partiti perché si muovano con realismo e responsabilità: non possiamo avviarci a una campagna elettorale in nome dello sforamento del deficit che non ci porterà da nessuna parte se non all'incremento del debito pubblico». Analogamente, per il leader degli industriali italiani vi sono delle priorità da affrontare: in primis, la designazione del componente italiano della nuova Commissione Ue e, in secondo luogo, «una legge di Bilancio in cui occorre disinnescare le clausole di salvaguardia per evitare l'aumento dell'Iva e con risorse non elevate individuare priorità da affrontare con realismo» tra le quali il taglio del cuneo.
Per quanto il numero uno di Viale dell'Astronomia non abbia voluto indicare la propria preferenza, traspare chiaramente la preferenza per un governo di scopo. Una soluzione che, invece, una parte stessa dell'associazione pare non gradire. «Ora si deve trovare una soluzione senza inciuci, in maniera trasparente, una soluzione che rappresenti la volontà degli italiani», ha dichiarato il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti aggiungendo che il nuovo governo dovrà «aumentare il potere d'acquisto, rilanciare gli investimenti pubblici e privati, soprattutto sulle infrastrutture, scongiurare l'aumento dell'Iva e realizzare una vera semplificazione» attraverso l'«autonomia differenziata, in modo che le Regioni possano efficientare il sistema per rendere i territori più competitivi». Le stesse parole utilizzate da Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Veneto, che ha auspicato «una situazione politica in grado di prendere decisioni, a partire da autonomia e Tav». Tesi che confermano come l'asse del Nord intenda puntare alla leadership confindustriale alla scadenza del mandato di Boccia nel 2020.
Anche
perché le pmi hanno già le idee chiare. «Non vogliamo mezze misure, abbiamo bisogno di certezze: se non si trovano soluzioni credibili, meglio andare subito alle elezioni», ha detto il presidente Confapi, Maurizio Casasco.
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