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"Il governo affonda l'omeopatia"

Omeoimprese: "Senza rinvio sui dossier per noi sarà la fine"

"Il governo affonda l'omeopatia"

«I muri ideologici devono crollare, gli italiani devono sapere la verità. I prodotti omeopatici non sono acqua fresca, sono farmaci a tutti gli effetti tanto che all'estero, Svizzera compresa, sono pagati dal sistema sanitario nazionale». Il presidente di Omeoimprese, Giovanni Gorga, è furibondo. Il governo sembra remi contro un settore di nicchia che conta 30 aziende, 4mila addetti e produce circa 12mila farmaci utilizzati regolarmente da milioni di italiani.

Presidente, qual è il nodo da sciogliere?

«La presentazione dei dossier per il rinnovo della registrazione dei farmaci omeopatici in commercio già da 30 anni. Le aziende devono consegnarli entro il 30 giugno 2017, scadenza contenuta nella Finanziaria 2015. Ma molte imprese sono in grande difficoltà e senza una proroga dovranno rinunciare a commercializzare molti dei loro prodotti oggi presenti nelle farmacie».

E questo rinvio arriverà?

«Abbiamo presentato emendamenti da gennaio per due volte, ma siamo stati regolarmente respinti. Il ministero della Sanità sostiene di averci concesso già molto tempo. Ma in Europa le aziende hanno avuto dieci anni di tempo per gestire questo processo. Ormai solo un decreto legge può salvarci».

Che cosa c'è dietro?

«In Italia si pensa che l'omeopatia non sia una scienza analoga alla medicina. Si dicono un mare di inesattezze ma io non tollererò più azioni di screditamento. I nostri prodotti sono dei farmaci e infatti sono controllati dall'Aifa».

E i medici?

«Ben 8 milioni di Italiani utilizzano i nostri farmaci, prescritti da 20mila medici. Un pediatra su tre quotidianamente prescrive un medicinale omeopatico. E pure la Federazione dei farmacisti ci sostiene».

C'è lo zampino delle case farmaceutiche?

«No, noi fatturiamo solo 300 milioni all'anno e rappresentiamo solo l'1,5 per cento del fatturato dell'intero comparto farmaceutico. Siamo bruscolini. Io vedo solo un condizionamento psicologico di certi politici e un totale vilipendio della sovranità popolare».

Senza decreto legge cosa succederà?

«Un crollo fra i 70 e i 90 milioni di euro su 300 di fatturato annuo, la scomparsa di piccole e medie aziende. Alcune centinaia di posti di lavoro salteranno. E dei 12mila medicinali attuali ne resteranno non più di 4-5 mila».

E così bisognerà comprarli in Francia o in Svizzera.

«Peggio. La gente li comprerà su Internet in barba alla sicurezza».

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