Il governo del "non fare": 3 leggi al mese e sedute-lampo

Il governo del "non fare": 3 leggi al mese e sedute-lampo

Roma - Lo hanno battezzato il «governo del cambiamento». Eppure se un mutamento c'è tra il modo di lavorare degli inquilini di Palazzo Chigi rispetto e quello di chi li ha preceduti è un mutamento in negativo: si lavora di meno e si è meno produttivi. È quanto certifica, dati alla mano, l'ultima indagine Agi-Openpolis. Parlando di esecutivo e parlamento il primo pensiero va alla produzione legislativa. E qui ci si accorge subito che non ci troviamo di fronte a stakanovisti. Gli analisti di Openpolis hanno accertato che nei primi nove mesi del gabinetto Conte sono state approvate 32 leggi. A una media di poco più di tre leggi al mese. Vale a dire la metà di quanto fatto registrare dai governi che lo hanno preceduto. Lo studio prende in esame anche il numero dei Consigli dei ministri che si sono tenuti a febbraio. Le riunioni sono state sette e sono servite principalmente alla gestione legislativa di normative esterne (ratifica di trattati internazionali, adeguamento a normative europee, valutazione delle leggi regionali). Poche insomma le proposte presentate in queste sette riunioni (che infatti sono state anche molto brevi, durando in media 47 minuti ciascuna). Tra queste segnaliamo l'inizio dell'istruttoria per la nomina di Paolo Savona alla guida della Consob, la designazione di Parma come capitale della cultura per il 2020 e l'approvazione di una decina di leggi delega collegate alla finanziaria. Nel rapporto spicca il CdM del 19 febbraio che è durato soltanto cinque minuti. Giusto il tempo di presentare un decreto legislativo per l'adeguamento della normativa italiana a quella comunitaria e di annunciare la non impugnazione di tre leggi regionali. Il punto dolente della coalizione giallo-verde e del governo Conte è il voto parlamentare.

Il ricorso alla fiducia (28,3%) è in linea con i governi Renzi (26,7%) e Gentiloni (32,9%) e molto più alta dell'ultimo governo Berlusconi (16,4%), sfatando così definitivamente l'idea che questo governo

abbia impresso una svolta nel (mal)costume parlamentare. Al Senato però i numeri sono risicati e con la possibile espulsione di due senatrici grilline dissidenti Il margine della maggioranza scenderebbe a soli 4 parlamentari.

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