Il Movimento sarà pure biodegradabile, come dice Beppe Grillo vaticinando la fine dei Cinque Stelle quando la democrazia diretta sarà realtà, ma qualche scoloritura i pentastellati già la mostrano.
Così la vigilia delle elezioni per M5S vive di alti e bassi, tra l'eco dei proclami del «fondatore» Grillo e la prima magagna che scoppia nel governo del «vorrei» annunciato l'altro giorno in pompa magna dall'aspirante premier Luigi Di Maio, con un'ombra nel curriculum di Emanuela Del Re, la donna designata come ministro degli Esteri, che deflagra proprio a ridosso della chiamata alle urne. Ultimo inciampo in ordine di tempo in una campagna elettorale che ha visto i pentastellati alle prese con la grana di rimborsopoli.
La Del Re, indicata come guida della Farnesina in un eventuale governo M5S, era già stata al centro di polemiche perché figlia di Michele, avvocato e presente nella lista della P2 di Licio Gelli, e il Foglio, ieri, ne sottolineava le posizioni originali su Isis e terrorismo di matrice islamica come prodotto dell'Occidente. Ora è Pagella Politica per Agi che sulla papabile ministra degli esteri scova un dettaglio che non torna nel suo curriculum. Un dottorato di ricerca che la Del Re avrebbe conseguito nel 1997 all'stituto Universitario Europeo (IUE) di Fiesole, stando appunto a quanto da lei stessa scritto nel curriculum pubblicato sul sito web della Sapienza. Il problema è che quando Pagella Politica ha chiamato l'Ateneo toscano per capirne di più, si è sentita rispondere che se è vero che la Del Re era «registrata come ricercatrice» nel '97, è anche vero che «la ricercatrice summenzionata non ha discusso la sua tesi». In altre parole, la possibile ministra pentastellata non avrebbe conseguito il dottorato di ricerca, pur avendolo inserito nel suo curriculum.
Uno scivolone che arriva proprio mentre Grillo torna a guidare le sue truppe, dopo essersi sfilato negli ultimi mesi. Prima buttando lì la fine dell'epoca del «vaffa», poi ridisegnandosi un ruolo nel MoVimento da «garante della biodegradabilità» pentastellata. L'aveva detto dal palco di piazza del Popolo in chiusura di campagna elettorale, ipotizzando che «quando i cittadini avranno gli strumenti per fare un referendum a settimana da casa, il movimento potrà anche sciogliersi», ha scelto di ribadirlo ieri in un lungo post sul suo blog firmato «Beppe Grillo e il suo neurologo». Nell'intervento, il fondatore sostiene che il Movimento sia la sola forza politica biodegradabile, mentre le altre non lo sarebbero. E assicurare «che ciò sia mantenuto per il futuro rappresenta il mio scopo principale in qualità di Garante del Movimento 5 Stelle», aggiunge Grillo. Che se la prende soprattutto con il partito di Matteo Salvini, definendo «uno degli aspetti più paradossali della recente politica italiana» la trasformazione «da Lega Nord a Lega non più Nord», aspetto per lui dovuto alla «non biodegradabilità di quell'entità». Ossia, la teoria di Grillo, «la Lega di Bossi e quella di Salvini sono forme diverse dello stesso materiale plastico (paura ed ignoranza appunto) così come la sinistra frou frou è composta dal progressismo sino a dove posso permettermelo io».
Fin qui il
pensiero di Grillo e del suo neurologo. Il problema è che tra scivolate e gaffes la crisi di nervi potrebbe essere un problema di tutto il Movimento. Diviso tra l'entusiasmo per le alte aspettative e le ricorrenti magagne.
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