Guerra infinita Obama-Trump. La sfida è sul medico per tutti

Il presidente scrive agli americani e celebra l'Obamacare. Ma il tycoon ormai ha preso la sua decisione: "Non serve"

Guerra infinita Obama-Trump. La sfida è sul medico per tutti

«Cari cittadini, date retta a me: tenetevi ben stretto il vostro medico di fiducia e non date retta ad Obama»: questo uno dei tanti tweet che il presidente eletto Donald Trump ha sparato dalla sua Katiusha tascabile con cui è intervenuto un po' su tutto: sull'ObamaCare che alla Casa Bianca stanno tentando disperatamente di blindare, ingessare, mettere sotto vuoto, alle spie, alle rivelazioni di Wikileaks, e creando una sorta di psicosi da duello a distanza. Obama è notoriamente preoccupatissimo. Non per perdere democraticamente il posto dopo due turni il massimo consentito dopo la riforma che seguì l'eterno regno di Franklin Delano Roosevelt ma perché è per lui in gioco una cosa che in Italia e in italiano non esiste, almeno come parola. Ed è la «legacy», il lascito, l'eredità morale. Obama, malgrado un loffio premio Nobel ricevuto al nastro di partenza come angelo della pace che non si è vista, non lascia davvero il mondo in condizioni migliori rispetto a quelle in cui l'ha trovato e neanche la sua stessa patria come ha scritto ieri nella Lettera agli americani con cui ha tracciato un bilancio della sua presidenza. Ma lui, e il suo staff, di una sola cosa si sentono orgogliosi e non vorrebbero permettere che Trump distruggesse ed è l'Obama care, il sistema sanitario creato per offrire sicurezza a chi è povero, ma che ha mandato in bestia tutto il ceto medio, anche medio basso, perché è un sistema all'italiana: tu devi avere il tuo medico di base che non conosci il quale ti spedirà a fare analisi e Tac in posti e con medici che non conosci. Il pubblico americano, anche quello più povero, è legatissimo al suo medico personale proprio perché è personale, ti dà del tu, si ricorda quando tuo figlio ha avuto il mal di pancia e si fa pagare per questo molto caro.

Donald Trump ha bollato il contorno leggendario della legge sanitaria come una massa di bugie e aggiungendo: «Un sacco di soldi buttati che potrebbero davvero essere spesi per la salute dei cittadini. Il senatore Chuck Shumer che ha detto nel suo discorso alla camera alta «qui non si fa un'America di nuovo grande, ma si fa un'America di nuovo malata», ha ricevuto da Trump il titolo di capo-pagliaccio. Mike Pense, il vicepresidente eletto rincara la dose e anche. Paul D. Ryan, il capo della maggioranza repubblicana al senato e che è stato molto ostile a Trump durante la campagna elettorale, ha adesso parole sferzanti contro il sistema di assicurazione di Obama: «Costa una valanga di soldi molto di più di un sistema di protezione della salute che offra ai pazienti delle possibilità di scelta e non questa specie di monopolio illiberale che ha creato Obama».

Per comprendere bene l'importanza politica del tentativo trumpiano di totale smantellamento dell'Obama care, bisogna aggiungere qualche dettaglio che da noi è meno conosciuto: il sistema di Obama non è fatto per proteggere i poveri disperati che non hanno un dollaro in tasca e cadono malati. Per loro, per le soglie di povertà, esiste da tempo un sistema pubblico e interamente gratuito di sanità dedicata alle fasce debolissime della società. La leggenda molto cara cagli europei secondo cui se ti prende un infarto per strada, le autorità sanitarie vogliono prima vedere la tua carta di credito o la tua assicurazione altrimenti ti lasciano crepare sul marciapiede, è una leggenda nera, una delle tante, sugli Stati Uniti. Obama ha creato un sistema assicurativo obbligatorio per il ceto medio il vero grande elettore di Trump che è impoverito ma non povero e che pretende il rispetto della dignità quando si presenta in ospedale o chiede un medico. In altre parole il sistema Obama, tipicamente socialista, antepone alla qualità, l'universalità. E così il sistema è stato prevalentemente rifiutato.

Come fare allora a proteggere questo sistema, a renderlo invulnerabile al piccone di Donald Trump al quale mancano diciannove giorni per essere incoronato presidente? Obama fa appello agli intellettuali di sinistra che promettono parate e presenza alla festa d'addio, che però sarà anche la festa di benvenuto per Trump. E poi? Non si sa. Trump gongola: «Sanno perfettamente che l'ObamaCare non funziona e che è pura propaganda. Ma vogliono giocare ai martiri. Noi invece restituiremo agli americani il diritto di scelta libera, senza costruire un orrendo castello di red tape, cioè di burocrazia».

Ma praticamente, che fare? Trump non dice, se ce l'ha, la sua ricetta, ma assicura: tenetevi il vostro miglior medico come è vostro diritto. Adesso ci riuniremo intorno a un tavolo, anche con i democratici, e forniremo u n sistema snello, liberale e funzionante, invece di questo mostro obamiano.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica