Roma - Risparmiatori traditi due volte: prima dalla banche poi dal governo gialloverde. In attesa di un risarcimento che non arriva mai i cittadini coinvolti dal default delle banche venete saranno in piazza a Montecitorio venerdì 19 per rivendicare i loro diritti calpestati.
Al fianco delle vittime riunite in associazioni Marco Marin di Forza Italia che elenca tutte le promesse mancate del governo. «Prima hanno garantito che avrebbero risolto tutto con la legge di Bilancio. Poi in febbraio sono venuti Luigi Di Maio e Matteo Salvini a Vicenza assicurando che il decreto sarebbe arrivato in pochi giorni - elenca Marin- La cifra che avrebbe dovuto essere stanziata, oltre un miliardo e mezzo, nel Def è scesa a 750 milioni di euro, la metà. Infine l'ultima presa in giro da parte del premier Giuseppe Conte che aveva promesso l'emanazione del decreto per i rimborsi il 9 aprile mentre è ancora tutto fermo».
Ma che cosa ha bloccato il via libera al decreto? Lo spiega Matteo Moschini, l'avvocato del Movimento difesa del Cittadino del Veneto, che punta il dito contro «i rappresentanti di due associazioni che hanno votato contro la proposta mentre le altre 17 si sono espresse in senso favorevole» sottolineando inoltre che nessuno aveva mai indicato come criterio per il via libera alla legge per il rimborso l'unanimità. E invece dopo aver ricevuto rassicurazioni nell'incontro dell'8 aprile con il premier Conte e il ministro dell'Economia Giovanni Tria, incontro che si era chiuso con la promessa di Conte della firma al decreto, il giorno dopo sono arrivare le parole di Di Maio a gelare le speranze dei truffati. «Se non si concorda con tutti i risparmiatori non si fa nulla», ha sentenziato il vicepremier. Ma quali associazioni si sono opposte alla legge? Il Coordinamento don Enrico Torta e Noi che credevamo nella Bpvi, guidate rispettivamente dal trevigiano Andrea Arman, (che, guarda caso, era candidato al Senato con i Cinquestelle) e dal vicentino Luigi Ugone, ottimi rapporti con il Carroccio. Le due associazioni chiedono che i rimborsi avvengano in modo automatico, una via impraticabile perché violerebbe tra l'altro le norme comunitarie. Dunque per Moschini e per le altre associazioni non ci sono dubbi ci si trova di fronte a «una manovra posta in essere dall'esecutivo al fine di rinviare sine die l'emanazione della normativa in materia di risparmio tradito, l'ennesimo schiaffo a 300 mila risparmiatori e relative famiglie».
Le associazioni si chiedono quali possano essere «i motivi che spingono il Governo a bloccare «una legge di tale rilevanza» perché manca «il consenso di due associazioni non riconosciute e costituite solo dopo il dissesto delle due banche popolari venete e a dispetto dell'assenso di altre diciassette associazioni, ben più radicate e rappresentative».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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