
Roma - «Toglieteci tutto, ma non un euro dallo stipendio». Il quotidiano on-line Lo Spiffero , sempre attento alle vicende piemontesi, ricorda al Pd e a Sergio Chiamparino il mancato rispetto della più classica promessa elettorale «acchiappavoti»: il taglio degli stipendi dei consiglieri regionali. Sono trascorsi ormai 15 mesi dalle elezioni del maggio 2014 e i rappresentanti di Palazzo Lascaris continuano a «fare gli gnorri». L'obiettivo della razionalizzazione- emolumenti «non superiori a quelli del sindaco capoluogo» - è ancora lontano dal realizzarsi.
Naturalmente inoltrarsi nelle buste paga dei consiglieri è sempre difficile. Ci sono i 5.940 euro lordi di indennità, altri 4mila esentasse come rimborso spese per l'esercizio del mandato e una indennità di funzione variabile a seconda dalla carica: 720 euro per il vicepresidente di commissione, 1080 per il presidente, 1.440 per il capigruppo, 1.800 per gli assessori e 2.430 per il governatore. Somme variabili ma, come fa notare Lo Spiffero , ben superiori ai circa 7mila euro lordi che ogni mese finiscono nelle tasche del sindaco di Torino. «A novembre 2014» si legge «quando in aula si era trattato di votare una limatina del 10%, ampiamente compensato dal gioco di cifre indotto dall'eliminazione dei vitalizi, nessun gruppo aveva fatto i salti gioia». Dopo i numerosi rinvii ora si parla di un intervento diretto da parte dell'esecutivo regionale utile anche ad aggirare la proposta di legge, pronta da tempo e depositata da M5S, che non consentirebbe al Pd di intestarsi il punto.
Visto però che difficilmente una misura di questo tipo risparmierebbe gli stipendi degli assessori, bisognerà vedere se qualche ostacolo, inciampo o ulteriore rinvio si frapporrà sulla strada della faticosissima spending review degli emolumenti piemontesi.
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