I geologi lanciano l'allarme "Rischi di scosse più forti"

Per gli esperti le aree colpite sono ancora in pericolo La magnitudo registrata (6.5) più alta dopo l'Irpinia

I geologi lanciano l'allarme "Rischi di scosse più forti"

Roma La sequenza non è finita. Gli esperti purtroppo sono tutti concordi: il rischio di nuove scosse nelle aree già colpite è altissimo. Il presidente dell'Ordine Nazionale dei geologi, Francesco Peduto, spiega che le scosse sono provocate da «strutture sismotettoniche adiacenti» e per questo si è parlato anche di sisma «gemello» ovvero generato dalla stessa faglia. L'auspicio di Peduto è che la grande energia sprigionata nell'evento sismico di ieri ora vada scemando. «La sequenza non è conclusa possiamo solo sperare che le prossime scosse siano di forza inferiore - spiega - Comunque se tutta l'energia si fosse sprigionata insieme in un'unica forte scossa avremmo avuto più danni e vittime. Ieri il terremoto ha colpito aree in gran parte già evacuate». E Mario Tozzi geologo del Centro Nazionale Ricerche avverte: gli scenari possibili comprendono anche la possibilità che si verifichino scosse persino più forti di quelle già devastanti subite fino ad oggi. «Quelli degli ultimi mesi non sono eventi inaspettati: l'Italia ha un volto sismico, l'intero paesaggio degli Appennini è frutto degli eventi sismici susseguiti nel corso dei secoli - spiega Tozzi - Non sta succedendo nulla che non sia già successo in passato. Con gli ultimi terremoti il terreno si è abbassato di venti centimetri alla volta». Per Tozzi l'ultimo evento è stato provocato da un frammento della faglia. «Si è spostato un segmento della stessa struttura che prima si è attivata ad Amatrice, poi ad Ussita e poi in una zona intermedia. Segmenti della stessa faglia che hanno rilasciato l'energia accumulata nel profondo». Per Tozzi le ipotesi aperte su quanto potrebbe accadere nelle prossime settimane sono molto diverse tra loro. «Non facciamo previsioni ma guardiamo al passato - riflette Tozzi- Potrebbe verificarsi lo scenario dell'Aquila: una forte scossa e poi a seguire scosse sempre più deboli di assestamento. E questo sarebbe auspicabile. Oppure la coppia sismica come a Castelmagno. O ancora due forti scosse a distanza di mesi come accadde in Friuli a maggio e poi a settembre». Nessuno di questi scenari può essere escluso.

La magnitudo registrata ieri mattina, 6.5, è la più alta dopo quella registrata in Irpina nel 1980 e in più occasioni gli esperti hanno ripetuto che in Italia non sono mai stati raggiunti picchi violenti come quello registrato in Giappone nel 2011 di magnitudo 9 della scala Richter. «Le scosse più forti vengono ritenute quelle di Messina nel 1908: 7.1 anche se andando indietro nel passato i calcoli si fanno più incerti - spiega Tozzi - Alla fine del 1.600 nella zona di Catania dovrebbe essere stato raggiunto 7.5 ma in Italia per le sue caratteristiche non si va oltre quei valori. Certo il vero scandalo è che ad Amatrice ci siano state così tante vittime con un terremoto che non aveva una potenza devastante ma medio bassa». Le scosse sono state avvertite anche nella capitale e molti romani si sono riversati in strada terrorizzati. Tozzi spiega che «Roma non ha sua sismicità ma risente degli eventi sismici che arrivano dall'area dei Colli Albani e, come in questo caso, dall'Appennino». Quello che conta non è soltanto come la casa è costruita ma anche dove.

Se il terreno sottostante è argilloso amplificherà la potenza dell'onda al contrario della roccia o del tufo che invece l'assorbono. Proprio per questo l'Ordine dei Geologi chiede da anni di eseguire la microzonazione. «È necessario uno studio dettagliato del territorio per identificare le zone più a rischio», avverte Peduto.

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