I "gilet gialli" puntano Parigi. E Macron resta in silenzio

I manifestanti promettono una nuova grande protesta per sabato. Il governo trema, spiazzati pure i sindacati

I "gilet gialli" puntano Parigi. E Macron resta in silenzio

Parigi - Dopo il successo delle manifestazioni di sabato e domenica, la domanda è d'obbligo: «E adesso, che si fa?». Se lo chiedono i gilet gialli, sparsi a macchia di leopardo su tutta la Francia: automobilisti, lavoratori, casalinghe, giovani disoccupati, pensionati. Il bilancio delle presenze è stato stupefacente (290mila persone) e alcuni irriducibili ieri continuavano a bloccare arterie nevralgiche, aree di servizio e raffinerie «per avere un impatto economico». Il movimento senza leader ha costretto il premier Edouard Philippe a prendere atto della «sofferenza» che cova all'ombra dei villaggi. Ma non ha ottenuto nulla di concreto. Il presidente continua a ignorare la protesta: «Risponderò a tempo debito», ha detto ieri Emmanuel Macron da Bruxelles, «questo non è il luogo giusto». Ecco allora l'atto II dei gilet gialli sul rincaro dei prezzi del carburante che partirà a gennaio.

Per sabato è stata convocata la nuova prova di forza, e stavolta la protesta vuole impadronirsi di Parigi. Altro appello via Facebook, lanciato ieri dallo stesso camionista che ha invitato in strada sabato, con un bis di adesioni anche domenica (46mila presenze). Il nuovo evento è diventato virale in poche ore: 169mila persone interessate, 25mila pronte a partecipare. Ma prima dell'appuntamento fissato nella capitale francese a Place de la Concorde per il 24 novembre, serve fare chiarezza. «Chi siamo? Dove andiamo?».

Il confine tra sfiorare i cancelli dell'Eliseo (è successo sabato) e sbattere contro un muro di gomma («la rotta non cambia se si alza il vento», ha detto il premier) è labile. Urge organizzarsi, e non solo contarsi. Dopo lo snobismo di Macron, ci ha pensato la star amatoriale del web Jacline Mauraud, icona dei gilet gialli: «Vogliamo essere un movimento cittadino orizzontale», ha detto ieri per la prima volta. «Se Macron tace sulle tasse sul carburante, ci prenderemo la capitale», rilancia Chantal Lapuerta, una delle coordinatrici locali di Beziers, che parla di «volontà ampiamente condivisa» in vista della nuova manifestazione. Un ultimatum? Quasi. La settimana è decisiva per capire cosa intende il presidente quando dice di voler riconnettere i francesi con la classe dirigente. Per ora nessuna risposta sull'ipotesi di ricevere i gilet all'Eliseo. E per evitare il collasso dell'iniziativa non ci si affida alla politica, né ai sindacati. Per il leader della Cgt, Philippe Martinez, i gilet rappresentano anzi un'agguerrita concorrenza in un contesto di crisi del sindacalismo: sempre meno iscritti vanno a votare, mentre con Facebook loro hanno paralizzato mezza Francia.

Prove di forza e compattezza, ribadite ieri con il blocco simbolico di quattro raffinerie, che però non ha smosso l'Eliseo nonostante i comunicati della Total. «Macron, siamo ancora in strada, dimettiti», gridavano migliaia di gilet gialli impedendo l'accesso allo stabilimento di Fos-sur-mer (Marsiglia). Scene simili a Porte de la Pallice (La Rochelle), Vern-sur-Seiche (Ille-et-Vilaine). Altrove automobilisti fatti passare solo dopo aver esposto il gilet catarifrangente per solidarietà. Molti ok, segno che l'onda potrebbe crescere a fronte di un consenso al 75%. «Bisogna dare il colpo di grazia, saremo a Parigi perché lì c'è il governo. Accoglieremo chiunque, camion, bus, taxi, trattori», spiega Drouet, padre dell'iniziativa.

Per il ministero, ieri erano 20mila gli irriducibili in 350 presidi. Fuochi accesi per scaldarsi al deposito di carburante di Lespinasse a nord di Tolosa dove un manifestante, tecnico aeronautico, è rimasto ai cancelli tutta la notte: «È importante resistere o non avrò ottenuto nulla».

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