«Illegale il bonus di 80 euro» Zaia chiede aiuto ai giudici

Il presidente del Veneto fa ricorso alla Consulta: «Il governo ha trovato i soldi del benefit con i tagli alle Regioni, così si lede la nostra autonomia»

«Illegale il bonus di 80 euro» Zaia chiede aiuto ai giudici

RomaLuca Zaia contro Matteo Renzi. A dividere il presidente della Regione Veneto dal il presidente del Consiglio è il decreto 66/14. Meglio noto come il decreto «80 euro». Con tanto di ricorso alla Corte costituzionale. Secondo la Giunta veneta, il provvedimento lede l'autonomia delle Regioni.

«Non contestiamo il provvedimento degli 80 euro, il governo lo ha deciso e sono fatti suoi», osserva Zaia. «Contestiamo il metodo che si vuole usare per reperire i fondi. Se si decide di aumentare la busta paga dei cittadini, il governo deve farlo con soldi suoi, non tagliando fondi agli enti locali».

In modo particolare, il governatore veneto se la prende con i tagli alla spesa previsti dal provvedimento: necessari per dare copertura finanziaria agli «80 euro» ed alla riduzione del 10% dell'Irap per le imprese.

Con il decreto - dice - «si annunciano tagli orizzontali, ovvero noi veneti riceveremo gli stessi tagli che avrà la Regione Sicilia. La differenza è che noi siamo una regione virtuosa dal punto di vista dei bilanci, la Sicilia è considerata una regione sprecona». E sottolinea: «non accettiamo che il taglio venga effettuato sulla spesa storica del 2013». E per bloccarlo, oggi la Regione presenta il ricorso alla Consulta.

Il costo dell'operazione degli «80 euro» - stima Zaia - si aggira sui 6,4 miliardi. In realtà, tutte le Regioni a statuto ordinario (qual è appunto il Veneto) dovranno contribuire con 700 milioni di risparmi nell'acquisto di beni e servizi. La stessa cifra verrà ridotta nei trasferimenti pubblici a Regioni e Province a statuto speciale. Ed altrettanti arriveranno da Comuni e Province.

In più, tutte le amministrazioni periferiche dovranno ridurre le spese per le consulenze e l'acquisto di auto blu. Solo quest'ultima voce costringerà la Regione Veneto a non acquistare mezzi o prenderne altri in affitto fino a 31 dicembre 2015.

Nel ricorso della Regione alla Consulta, la Giunta critica in modo particolare i limiti imposti alle consulenze ed alla convegnistica. Il sistema previsto dal governo prevede che possano essere fatti contratti con diverse percentuali; a seconda che l'amministrazione spenda più o meno di 5 milioni annui di spesa del personale.

L'obiezione di Zaia è che in questo modo vengono penalizzate le Regioni «virtuose», rispetto alle spendaccione. Se un'amministrazione ha già operato tagli alle consulenze, l'ulteriore riduzione di spesa va ad incidere in modo più diretto rispetto ad una che quei tagli non li ha fatti. E non a caso, il presidente del Veneto se la prende con la Sicilia.

Insomma: penalizzati due volte.

Con il ricorso alla Consulta, poi, il Veneto punta a farsi portavoce delle Regioni e Province a statuto straordinario. Tant'è che una parte del ricorso riguarda esclusivamente queste amministrazioni.

In qualunque caso, appare abbastanza improbabile che la Corte costituzionale possa recepire il ricorso del Veneto contro il decreto 66/14. Il governo (di qualunque colorazione sia) ricorre spesso a coprire - da un punto di vista finanziario - interventi di spesa (o minore entrata) attraverso tagli ai trasferimenti alle amministrazioni periferiche.

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