Milano - Avevano nutrito così profondamente il loro odio per la figlia autistica - un disturbo cognitivo che la piccola, una bambina di 3 anni, ha dalla nascita, mai diagnosticato e mai curato - al punto da trascurarla in ogni modo, picchiarla senza ritegno e addirittura progettarne di continuo la morte. Questa bimba, terza di cinque figli dall'uno agli otto anni, che mamma e papà tra loro chiamavano «brutta scimmia» o «grande merda», ora è salva insieme ai fratellini in una comunità protetta e solo grazie all'inchiesta avviata dopo una segnalazione dell'ospedale Fatebenefratelli dagli investigatori dell'Unità tutela donne e minori della polizia locale. Che venerdì hanno arrestato i genitori, entrambi egiziani 29enni, a bordo di un autobus diretto all'aeroporto di Malpensa in procinto di lasciare Milano per l'Egitto con gli altri figli: avevano progettato infatti, senza riuscirci, di rapire la piccola dall'ospedale dopo aver realizzato di essere controllati.
Una vicenda sconcertante nata ancora una volta nelle case popolari occupate abusivamente della periferia a nord ovest di Milano, in zona San Siro, la stessa dove una decina di giorni fa un giovane croato ha ucciso a botte il figlio di 2 anni.
Il 15 maggio la bimba viene portata dal padre al pronto soccorso. «Piange di continuo - spiega l'uomo, un muratore regolare in Italia dal 2010 -, una settimana fa è caduta dal divano, le fa male il braccio sinistro». Le radiografie a cui la piccola viene sottoposta raccontano un'altra storia: non solo l'omero sinistro ha una frattura scomposta che risale ad almeno quattro settimane prima se non a un periodo precedente, ma la bambina ha altre fratture che fanno pensare a maltrattamenti continui. Scatta così la segnalazione da parte dell'ospedale alla polizia locale. L'Unità tutela donne e minori scopre che contro i genitori della piccola c'è solo un avviso dell'asilo nido che frequenta, e dove la piccola arriva spesso trascurata e sporca, ma nulla di più. Così, per vederci chiaro, dal 17 maggio i vigili mettono sotto intercettazione i telefonini dei genitori egiziani. È così che si spalancano le porte di un vero e proprio inferno domestico. «Sono stanca e l'ho picchiata. Mi conosci, l'annegherò e la picchierò di continuo. Faccio finta di darle da mangiare, ma la pizzico: odio mia figlia e ho un rifiuto per lei» confida la moglie al marito che, dall'ospedale, risoluto, le risponde: «allora la uccido». «Ma sì. Posso farlo anch'io, le metto del veleno nel cibo -insiste la donna -. Ho fatto cose bruttissime alla scimmia. Le ho rotto il braccio e tu lo sapevi. La scimmia è un grosso problema». Il marito continua a ripetere che ucciderà la figlia, quindi aggiunge: «Io l'ho picchiata a morte. Lei capisce, sa tutto, ma è furba e viziata. Sa tutto e se ne approfitta».
In un'altra conversazione la madre sostiene che vorrebbe «mangiare viva» la figlia in ospedale. «Non sopporto la sua voce...Brutta scimmia. Sei una grande merda! Portala in bagno e strangolala subito...Chiudi il suo naso così non respirerà più e falla finita ».
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