Coronavirus

Interventi rinviati, l'indagine sul Galeazzi. Fragili e No Vax discriminati? Solo protetti

La decisione di Pregliasco mira a difendere chi non ha la terza dose oppure è a rischio. E il posticipo riguarda solo operazioni non urgenti

L'assessore regionale Letizia Moratti
L'assessore regionale Letizia Moratti

La Lombardia apre un'indagine sul Galeazzi. Nel mirino degli ispettori in particolare non tanto la scelta di rinviare gli interventi non urgenti, già raccomandata dalla stessa Regione, ma in particolare la decisione di coinvolgere soprattutto i fragili e i non vaccinati. La vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Letizia Moratti, ha avviato l'ispezione interna all'Istituto Ortopedico di Milano per «raccogliere informazioni e chiarimenti». L'ospedale in tempi stretti dovrà anche produrre una relazione.

Avviare un'ispezione in una struttura pubblica è pienamente legittimo e anzi segnala l'attenzione dell'amministrazione, ma è pure è necessario analizzare la difficoltà con la quale stanno operando oramai da più di due anni tutti gli operatori sanitari. La sanità pubblica non ha risorse inesauribili e si è trovata a fronteggiare l'emergenza Covid con le armi spuntate da anni di tagli. La necessità di rispondere all'emergenza ha assorbito quasi tutte le energie del comparto. E così dall'inizio della pandemia una dopo l'altra si sono spente le luci dedicate alle altre patologie per lasciare accese soltanto quelle utili alla cura del Covid. Interi reparti chiusi per mancanza di personale. Attività ambulatoriale e day hospital praticamente azzerati. Indagini preventive rimandate prima di settimane, poi di mesi poi di anni. Questa è la realtà del servizio sanitario nazionale da quando è esplosa la pandemia. Dopo due anni di montagne russe molte strutture sanitarie stanno cercando un compromesso sostenibile che da un lato risponda alla domanda dell'emergenza Covid e dall'altro non trascuri tutti gli altri aspetti attinenti alla salute pubblica. In primo piano la mancata protezione dal virus dei non vaccinati.

In queste settimane il rischio più frequente che si corre andando in ospedale, ad esempio perché ci si è rotti una gamba cadendo dal motorino, è ancora quello di esporsi a un contagio da Covid. Chi non è vaccinato non può prendere un caffè al bancone ma in caso di bisogno di cure, se da un lato ha pienamente diritto a essere ricoverato, dall'altro alza il rischio di contagio per sé e per gli altri ricoverati. E così quattro giorni fa il direttore sanitario del Galeazzi, Fabrizio Pregliasco, ha preso la decisione di rinviare gli interventi non urgenti per soggetti fragili e non vaccinati. «Abbiamo considerato nella categoria dei fragili persone con problematiche cliniche personali o rischio infettivo e anche l'aspetto del non essere vaccinato visto che è un elemento che espone a un rischio infettivo che non possiamo escludere», aveva spiegato il professore. Dunque nessuna volontà di discriminazione nei confronti dei No Vax, ma semmai maggiore tutela visto che sono più esposti al rischio di contagio. Oltretutto il professor Pregliasco ha chiarito che gli interventi rinviati sono quelli che non rivestono alcun carattere di urgenza: «Abbiamo posticipato l'alluce valgo, tutto il resto lo stiamo facendo, tanto è vero che siamo pieni, saturi nei posti Covid». Insomma non si rifiuta il ricovero di un paziente acuto, sarebbe illegale. La scelta di Pregliasco appare dettata dal buon senso, ma in questo contesto stravolto dalla pandemia ha scatenato polemiche e attacchi da parte di chi non vuole vaccinarsi. Una shitstorm su Telegram che ha preoccupato il professore.

Alla fine il risultato è che venerdì pomeriggio Matteo Corradin, direttore dell'Unità organizzativa polo ospedaliero di Regione e Frida Fagandini, direttore sanitario di Ats Milano, sono andati al Galeazzi per raccogliere tutti gli elementi relativi alla circolare emanata da Pregliasco sul rinvio degli interventi. La Regione aveva dato indicazione alle strutture sanitarie di rimodulare gli interventi programmati non urgenti per dare priorità ai casi Covid e alle emergenze. Nessuna precisazione su una eventuale distinzione per i pazienti fragili e per i non vaccinati.

Potrebbe essere questo il motivo, il sospetto di una discriminazione, ad aver innescato l'indagine.

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