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"Invasione da escludere ma l'incidente è possibile. Rischi Estonia e Lituania"

Il generale: le parti non comunicano. Putin e la difesa delle minoranze russe? Pretesto pericoloso

"Invasione da escludere ma l'incidente è possibile. Rischi Estonia e Lituania"

«Per Mosca l'Ucraina è un territorio assolutamente ostile. Vladimir Putin in caso d'invasione non potrebbe contare neppure sul consenso della popolazione russofona e questo trasformerebbe il controllo del territorio in un'operazione costosissima in termini militari. Per questo escludo un imminente invasione». Il generale Vincenzo Camporini - già capo di Stato Maggiore delle Forze Armate e oggi responsabile sicurezza e difesa di Azione - minimizza i rischi di un intervento russo m appare preoccupato per il prolungato confronto tra le forze della Nato e quelle russe ai confini orientali dell'Europa. «Quando si muovono truppe e mezzi di quest'entità - spiega - il rischio di un incidente cresce esponenzialmente. Per minimizzarli bisogna o evitare il confronto o disporre di canali di collegamento con i comandi avversari. Una telefonata tra generali può risolvere un incidente. Ma se i canali non ci sono si rischia grosso».

Oggi ci sono?

«Esistevano, ma sono stati chiusi dopo l'invasione della Crimea. Oggi li stanno ricostruendo. Da parte militare occidentale e russa c'è una crescente richiesta di riattivarli. Mi illudo che lo stiano facendo perché operazioni come quelle in corso possono scatenare reazioni impreviste».

Quindi rischiamo grosso?

«I rischi ci sono. Possono essere minimizzati col buon senso e la buona volontà dei comandanti militari».

A cosa punta il Cremlino?

«Le forze armate non servono solo a intimidire o a difendersi, sono un strumento di politica estera utile per segnalare la propria presenza e importanza. Putin preme sull'Ucraina per ottenere un avvio dei famosi accordi Kiev 2 del 2015 a cui non è mai stata data realizzazione. Pretende un'autonomia concreta per le regioni orientali dell'Ucraina così da imporsi come protettore delle minoranze russe. Ma giustificare un'interferenza esterna con la difesa delle minoranze è assai pericoloso. Anche perché in Estonia e Lituania vi sono minoranze russe assai consistenti. E il pretesto di difendere una minoranza europea ha fatto scoppiare la Seconda Guerra Mondiale».

Putin ha ridestato una Nato data per quasi morta.

«Non solo. Ripete di non volere la Nato ai propri confini, ma non ha considerato le reazioni di Svezia e Finlandia che da un po' collaboravano con la Nato, senza però pensare a un matrimonio. Davanti alla minacce all'Ucraina la Finlandia incomincia a chiedersi se sia meglio mantenere uno status neutrale o beneficiare di quell'articolo 5 che garantisce ai paesi Nato il soccorso alleato. Così dopo gli sforzi per tener la Nato lontana dall'Ucraina Putin rischia di ritrovarsela in Finlandia».

Invece l'Europa che dopo lo scacco afghano prometteva più autonomia dagli Usa è scomparsa

«Da europeista convinto questo mi amareggia. Il problema è la mancanza di una leadership. Macron ci prova, ma solleva i soliti sospetti sulla volontà francese di guidare l'Europa. Mi resta l'illusione che Mario Draghi finito il lavoro in Italia possa prendere in mano la situazione e mettersi al servizio dell'Europa».

Biden contrasta le mosse del Cremlino divulgando informazioni d'intelligence sulle sue mosse. È una strategia azzeccata?

«Mi lascia assai perplesso. Divulgando così apertamente informazioni d'intelligence rischia di bruciare o scoprire le proprie fonti. Ma ha dei grossissimi problemi di politica interna e tenta in tutti i modi di non farsi percepire debole per evitare che le elezioni di midterm si trasformino in un tracollo».

Biden sta veramente gettando Putin nelle braccia della Cina?

«L'alleanza con la Cina rischia, in verità, di stritolare la Russia. Mosca sa bene che il suo futuro è in Europa.

L'apertura a Pechino serve solo a intimorire l'Occidente».

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