Rieti - Niente su cui indagare. Anche se i soldi raccolti con gli sms solidali non sono, in effetti, mai arrivati ad Amatrice, la direzione presa da quelle donazioni è legittima. E pazienza se diverge dalla volontà dei «donatori» Per questo è non solo scontata ma pure imminente l'archiviazione del fascicolo aperto sabato scorso a Rieti dal procuratore capo, Giuseppe Saieva, dopo la denuncia lanciata dal sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi.
Il battagliero primo cittadino della cittadina, partecipando ad Atreju, a Roma, aveva raccontato come quei soldi donati dagli italiani all'indomani del sisma - una trentina di milioni di euro, non certo bruscolini - non fossero arrivati ad Amatrice, venendo invece destinati dalle Regioni, con la benedizione del comitato dei garanti, al finanziamento di opere e restauri anche al di fuori del cratere del sisma. E già lunedì pomeriggio Pirozzi era stato ascoltato in procura nel capoluogo sabino, ribadendo che aveva semplicemente constatato come nemmeno un euro di quei denari frutto della generosità degli italiani sarebbe, alla fine della fiera, finito ad Amatrice.
Ma, appunto, come scritto anche ieri dal Giornale, le responsabilità di quella decisione sono squisitamente politiche, e i soldi non si sono volatilizzati, semplicemente hanno preso le strade che l'iter scelto dal governo italiano e le strategie anche politiche delle singole regioni hanno trovato più convenienti. Evidentemente Amatrice e il suo sindaco si sono ritrovati fuori da queste strategie. E di fronte a questo quadro la procura reatina, suo malgrado, è rimasta senza frecce al proprio arco.
«Ci sono le coperture di legge», si limitano a sospirare adesso in procura, confermando che il fascicolo d'indagine è in pratica già bello e pronto per l'archiviazione.
E dunque la spartizione secondo «coperture di legge» può andare avanti indisturbata. Con buona pace di quanti hanno con un piccolo gesto contribuito a mettere insieme quel gruzzolo con le proprie donazioni da 2 euro, e non avrebbero probabilmente mai immaginato di finanziare il restauro di una scuola in un comune al di fuori del cratere e dove il sisma non ha - fortunatamente - mietuto vittime.
Lo slancio e il grande successo della raccolta fondi è stata frutto dell'emozione del momento. L'utilizzo di quelle somme segue invece altre logiche. Parafrasando Pascal si potrebbe dire che «il cuore ha delle ragioni che le Regioni non conoscono».
Perché non sembra confutabile che queste ultime abbiano scelto dove spendere quei soldi senza tener conto dei sentimenti di chi ha donato pensando di aiutare le popolazioni terremotate, a cominciare da quella di Amatrice che, per copertura mediatica, è stata di fatto la città-simbolo del terremoto. E il comitato dei garanti di emanazione governativa ha vidimato la scelta.Tutto in regola, almeno per la legge, costretta suo malgrado a fare spallucce. Per tutto il resto ci sono sempre le urne.
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