Italia, il Belpaese dei "selfie" Siamo i più fotografati al mondo

Nessuno più citato su Instagram: quasi 40 milioni di scatti E i corrispondenti stranieri elencano tutte le nostre «virtù»

Italia, il Belpaese dei "selfie" Siamo i più fotografati al mondo

Da anni non siamo più in cima alla classifica dei Paesi più visitati, ma il «marchio» del Belpaese attira ancora tanto. Stando a quanto si può misurare dai social network, l'Italia è infatti il Paese più fotografato dagli appassionati dello scatto artistico o anche solo del selfie. Lo rivela un'analisi dei «tag» su Instagram, cioè delle volte che l'Italia viene citata sul social network dedicato alla fotografia. Un campione niente male, visto che Instagram conta 300 milioni di utenti nel mondo. L'analisi ha contato 38,8 milioni di «tag» per il nostro Paese, una cifra che distanzia di molto i circa 29 milioni di citazioni dei tre Paesi che seguono in classifica, nell'ordine Brasile, Giappone e Usa. «Il brand Italia - dice Matteo Borsacchi di Eikon Strategic Consulting, uno degli autori della ricerca - è molto attrattivo e legato a soggetti fotografabili. Primeggiamo in questa classifica perché ci sono tanti appassionati che pubblicano foto di paesaggi, ma anche di cibo, automobili, moda».

Ma non è l'unico segnale positivo di quanto siamo apprezzati all'estero. «Chi non vede nulla di buono nell'Italia deve cambiare occhiali, oppure Paese. Gli italiani hanno molti problemi ma anche grandi risorse. Devono essere più ottimisti sul futuro». Firmato Maarten Van Alderen, presidente olandese dell'Associazione Stampa Estera, che ha appena dato alle stampe un libro in cui ha intervistato 25 giornalisti provenienti dai cinque continenti chiedendo di raccontare cosa piace loro del nostro Paese. Un atto d'amore per l'Italia firmato da chi la racconta ogni giorno al mondo. Per il tedesco Udo Gumpel la forza degli italiani è nella loro inesauribile creatività. Per la brasiliana Gina de Azevedo Marques la forza degli italiani sta nell'autoironia. La turca Esma Cakir ne elogia la convivialità. Il corrispondente spagnolo Rossend Domènech racconta in modo appassionato l'esperienza culturale di Slow Food. La giornalista rumena Mihaela Iordache è convinta che sarà la solidarietà a far uscire l'Italia dalle secche della crisi. L'algerina Nacéra Benali sottolinea invece l'importanza del mondo del volontariato. Il finlandese Petri Burtsov punta sul settore alimentare. La russa Elena Pouchkarskaia sul settore trainante della moda. Per Monica Larner, una delle più famose giornaliste enologhe, è il vino il biglietto da visita più bello che l'Italia mostra al mondo. Il cinese Ma Sai punta invece sul calcio. E ancora: per l'egiziano Mahdi El Nemr l'Italia deve riacquistare il ruolo strategico e geopolitico nello scacchiere del Mediterraneo. Il greco Teodoro Andreadis Synghellakis invita gli italiani a credere nella forza della sua democrazia. E l'inglese Philip Willan a non dimenticare gli «anni di piombo». L'iraniano Hamid Masoumi Nejad si confessa cultore della bellezza e della varietà della lingua. Carmen Cordoba, colombiana, promuove i nuovi autori del cinema nazionale. La polacca Agnieszka Zakrzewicz si dice innamorata della nostra arte contemporanea. Josephine McKenna, australiana, racconta ai suoi lettori il privilegio di vivere in mezzo alle bellezze archeologiche del Belpaese. Peter Loewe, svedese, inesausto studioso della cultura italiana, racconta «il respiro del vulcano» a Stromboli. E il danese Jesper Storgaard Jensen il rude fascino dell'isola di Pantelleria. Per l'argentina Elena Llorente l'Italia è «il Paese delle sorprese». La canadese Megan Williams è rimasta affascinata dalla storia di Roma. E la giovane reporter olandese Sarah Venema porta all'attenzione del mondo il quartiere romano della Garbatella.

Tetsuro Akanegakubo, storico giornalista giapponese e profondo conoscitore dell'Italia, lancia un appello: non disperdete il patrimonio di saperi e sapori delle tradizionali trattorie, custodi delle meraviglie del cibo italiano.

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