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L'affondo di Berlusconi: "Avviso di sfratto al governo"

Il leader azzurro: la vittoria in Calabria ed Emilia può riuscire a cacciare questo esecutivo tasse e manette

L'affondo di Berlusconi: "Avviso di sfratto al governo"

Sempre più calda e a livello nazionale la campagna elettorale in Emilia Romagna. Silvio Berlusconi, del quale è stata annunciata per domani la presenza a Bologna, in un'intervista al Tg5 ha insistito sul valore nazionale delle regionali del 26 gennaio in Emilia Romagna e in Calabria: «Entrambe le regioni possono dare un avviso di sfratto a questo che è il governo più a sinistra nella storia della nostra Repubblica», «un governo tasse e manette», «un governo delle quattro sinistre che non ha un programma per nulla», che «non ha alcuna strategia di politica estera» ma «iniziative velleitarie che sottolineano la nostra impotenza» anche per un'area come la Libia che è «importante per la nostra economia e la nostra sicurezza».

Berlusconi non crede nella liquefazione della maggioranza, perché «i protagonisti cercheranno di restare attaccati al potere più a lungo possibile», ma «devono fare attenzione, perché più a lungo governeranno e più rimarchevole sarà la sconfitta». Così, se la Calabria - dice il Cavaliere - è «il simbolo del riscatto del Mezzogiorno, che lo merita», l'Emilia Romagna «può liberarsi da un sistema di potere che dura da mezzo secolo, senza nessun ricambio». Insiste sul ruolo di Forza Italia: «Noi siamo gli unici garanti della cultura e dei valori liberali», garanzia che «smantelleremo l'oppressione burocratica, fiscale e giudiziaria».

Salvini, che ormai da tempo batte l'Emilia Romagna palmo a palmo, e che oggi sarà in Calabria, ha ripetuto che in caso di vittoria in Emilia Romagna andrebbero «a casa Conte, Di Maio, Renzi e Zingaretti». Dichiarazioni destinate a mobilitare i leghisti e tutti coloro che sperano in un cambio in corsa dell'esecutivo. Le medesime ragioni che, di segno opposto, hanno spinto il segretario del Pd a essere in Emilia per sostenere il presidente della Regione Stefano Bonaccini, in vantaggio sulla leghista Lucia Borgonzoni, ma in una partita che sembra ancora aperta. A differenza di ciò che accade in Calabria, dove l'azzurra Jole Santelli è stimata in netto vantaggio sull'esponente della sinistra, Pippo Callipo.

Proprio in Emilia Romagna, secondo un sondaggio Dire- Tecnè del 30 e 31 dicembre scorsi (su un campione di mille persone), la percentuale degli incerti e degli astenuti sarebbe molto alta: il 41,5%. A rendere dubbio l'esito anche il voto di lista: il centrodestra è stimato più alto. L'88% degli elettori della Borgonzoni, poi, riconosce «l'effetto Salvini». L'effetto è minore per Bonaccini: il 60% dei suoi elettori sostiene che i leader nazionali di riferimento lo aiutino. Così è proprio su coloro che non hanno ancora deciso e sul voto di lista che si mobilita la politica. E Zingaretti è evidentemente preoccupato perché accusa il leader della Lega di invadere la Regione con temi nazionali e «rubare» il voto.

Tasse e lavoro sono i temi più sentiti. Ma se il 18 per cento degli elettori orientati a votare Bonaccini potrebbe cambiare idea se la candidata di centrodestra si mostrasse convincente sullo sviluppo economico, il 22% di chi pensa di votare Borgonzoni è disposto a cambiare orientamento con un maggiore investimento sul tema della sicurezza da parte di Bonaccini. L'elemento forte in mano a Bonaccini resta la qualità della vita. I cittadini della regione, secondo il sondaggio, si dicono soddisfatti al 72%.

Il segretario della Lega ha annunciato le prossime tappe. Il 18 gennaio sarà a Maranello, capitale della Ferrari, e circola lo slogan «il rosso che ci piace». Il 23 gennaio sarà a Bibbiano. Una scelta che segnala la volontà di giocare anche sui temi più controversi, inclusa l'inchiesta Angeli e Demoni.

Salvini ha chiesto ai leader di Forza Italia e Fratelli d'Italia, Berlusconi e Meloni, a organizzare un appuntamento comune «come per le altre elezioni regionali».

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