Roma - Non è la prima volta che prova ad annunciare una svolta a metà strada tra il sindacale e il politico. Ma ieri a Maurizio Landini è andata peggio delle precedenti. In un'intervista al Fatto quotidiano ha detto che serve rappresentare, gli interessi di chi lavora e quindi sfidare Renzi. Le sue parole, lette come una discesa in campo politica, hanno suscitato diverse reazioni, tutte negative. Quella divertita del premier che lo ha preso in giro pesantemente. («Non è Landini che lascia il sindacato ma il sindacato che ha lasciato Landini»). La censura della Cgil poi lo stop di potenziale alleato come Civati. Infine la smentita dello stesso Landini: non c'è nessun «impegno di tipo partitico o elettorale».
Non è un mistero che l'obiettivo di Landini sia replicare in Italia il successo di Tsipras in Grecia e allontanare dal premier Pd la «sinistra sociale». «Renzi applica tutto quello che gli ha chiesto Confindustria», ha spiegato ieri il segretario generale della Fiom.
La novità politica c'è: «È cambiato tutto. È venuto il momento di sfidare democraticamente Renzi». Per ora non con un partito («una semplificazione»). Ma «la maggior parte del Paese, quella che per vivere deve lavorare, non è rappresentata». Occorre rappresentare quegli interessi.
A frenare il leader delle tute blu Cgil e gli altri animatori di un possibile partito alla sinistra del Pd (progetto che c'è e si vedrà in alcune elezioni regionali) sono sondaggi particolarmente negativi. Mai sopra il 5%. Niente a che vedere con quelli di Syriza o di Podemos. Il problema è il Movimento 5 stelle che presidia il malcontento. E lo stesso Renzi, il principale nemico che la sinistra vuole disarcionare, ma che pesca voti nella stessa area elettorale e politica.
Landini dovrebbe mettere insieme pezzetti litigiosi della vecchia sinistra. Sel, Rifondazione comunista, i Verdi e qualcosa del Pd. Magari Sergio Cofferati, non Civati che ieri ha bocciato l'idea di una «sinistra sociale contrapposta a una politica». Comunque, se riuscisse, non farebbe che rafforzare il premier, tanto da fare assomigliare definitivamente il Pd al partito della nazione.
Quella di Landini è in realtà una sfida alla sua Cgil che infatti ieri ha reagito malissimo. Il portavoce di Susanna Camusso, Massimo Gibelli, ha twittato : «Se Maurizio vuol scendere in politica tutti i nostri auguri ma il sindacato Fiom è un'altra cosa».
Sottinteso, la Fiom di Landini sta perdendo consensi in fabbrica e - a parte qualche fiammata televisiva - non vola nemmeno nelle intenzioni di voto. Se vorrà fare una «coalizione sociale» contro Renzi non potrà certo il marchio delle tute blu Cgil.
La Cgil, come Landini, resta all'opposizione, ma con mezzi più sindacali.
Come la proposta di legge alternativa al Jobs act e, forse, un referendum abrogativo. Su questo fronte, Camusso ha già dalla sua parte la sinistra del Pd. Renzi non è spaventato nemmeno da questa prospettiva. E Landini è sempre più solo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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