Lasciate che i sacerdoti vengano a noi

Non mi capita spesso di parlare bene di Papa Francesco e allora devo approfittarne: le parole pronunciate durante la messa di ieri a Santa Marta meritano un vivo elogio

Lasciate che i sacerdoti vengano a noi

Non mi capita spesso di parlare bene di Papa Francesco e allora devo approfittarne: le parole pronunciate durante la messa di ieri a Santa Marta meritano un vivo elogio. Parole dette non nell'omelia ma all'inizio del rito, come una specialissima comunicazione di servizio: «Preghiamo il Signore anche per i nostri sacerdoti, perché abbiano il coraggio di uscire e andare dagli ammalati, portando la forza della Parola di Dio e l'Eucarestia».

Mi è subito venuto in mente il cardinale Borromeo, quello della peste manzoniana. Non perché sia dotato di una memoria prodigiosa, capace di risalire ad antiche letture scolastiche, ma perché, cercando nessi fra le epidemie del passato e l'epidemia del presente, i magnifici capitoli dei Promessi sposi dedicati alla peste li ho riletti da pochissimo. Nel capitolo XXXII Manzoni ricorda che l'aristocratico prelato scrisse così ai parroci milanesi: «Siate disposti ad abbandonar questa vita mortale: andate con amore incontro alla peste, come a un premio, come a una vita, quando ci sia da guadagnare un'anima a Cristo».

Se confrontiamo Borromeo e Bergoglio bisogna ammettere che il tono è diverso, ma temo sia una differenza inevitabile: nel Seicento diversa, ossia maggiore, era la fede, e in particolare la fede nella vita eterna, dunque si poteva esortare esplicitamente un'intera categoria a morire (di questo si trattava, e infatti più di sessanta parroci, «gli otto noni, all'incirca», passarono in quei mesi a miglior vita). Comunque la sostanza è la medesima: la salute dell'anima è più importante della salute del corpo. Un concetto forte, talmente forte che l'apparato vaticano si è subito impegnato per depotenziarlo. Non sia mai che qualcuno prendesse troppo sul serio le parole del Santo Padre...

Il direttore della sala stampa, Matteo Bruni, è intervenuto per spiegare, quasi vanificare, le parole del Papa, affermando che ai malati di Coronavirus l'ostia va somministrata «nel rispetto delle misure sanitarie stabilite dalle autorità italiane». Chissà se Bruni si ricorda l'Apocalisse di Giovanni: «Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita». O le gesta di eroi della fede quali San Camillo de Lellis e Madre Teresa di Calcutta che accudivano personalmente malati gravissimi e contagiosi (di peste nel primo caso, di lebbra nel secondo).

Lo stesso cardinale Borromeo, per tornare al Manzoni, «non curò il pericolo» e, per dare l'esempio, nel pieno dell'epidemia si rifiutò di abbandonare Milano come molti gli avevano consigliato di

fare. Prego insieme a Papa Francesco affinché si trovi il coraggio di assistere spiritualmente gli ammalati di Covid-19: per la fame d'aria servono i medici e la terapia intensiva, per la fame di Dio ci vogliono i sacerdoti.

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