Latorre resta a casa, Girone ostaggio

Concessi altri 3 mesi per curarsi. Così l'Italia si accontenta, e l'India si tiene l'altro marò. Che paga per tutti

Latorre resta a casa, Girone ostaggio

Il marò Massimiliano Latorre resterà ancora tre mesi in Italia per motivi di salute, ma il suo compagno nell'odissea indiana, Salvatore Girone, è sempre incastrato a Delhi. Un destino salomonico, che scatena le polemiche.

Ieri la Corte suprema indiana ha concesso a Latorre, un ulteriore permesso sanitario fino al 15 luglio. Il fuciliere di Marina tarantino, dopo essere stato colpito da un ictus, era rientrato in patria per farsi curare il 13 settembre. In gennaio ha subito un intervento al cuore a Milano, ma non sta ancora bene. La notizia della proroga gli è arrivata in ospedale, dove si trovava per controlli in seguito a forti mal di testa. L'udienza a Delhi è durata appena una ventina di minuti. La documentazione medica presentata dagli avvocati di Latorre era copiosa. In aula presenziava anche l'ambasciatore d'Italia, Lorenzo Angeloni, e il vice ispettore Vikraman della polizia investigativa Nia, che segue il caso dall'inizio.

Il giudice indiano Anil R. Dave, ha sollecitato le riprese delle udienze «in modo tale da far avanzare il processo». La situazione è di stallo dopo il ricorso italiano del marzo 2014, che si opponeva al ruolo della Nia, la polizia antiterrorismo, nell'inchiesta sulla morte dei due pescatori in alto mare. Secondo gli indiani sono stati uccisi dai marò che difendevano una nave italiana e li avevano scambiati per pirati. Il problema è che la Nia opera con una legge anti terrorismo, che prevede la pena di morte.

Il giudice Dave si è detto favorevole, «nel caso le parti siano pronte, a non ritardare ulteriormente l'avvio dell'esame dell'istanza italiana». Un'udienza verrà fissata entro fine aprile, ma il processo vero e proprio è stato fissato appena il 7 luglio.

«Siamo su un piano scivoloso, ma adesso bisogna ottenere il rientro di Girone» sottolinea Elio Vito, presidente della Commissione Difesa della Camera, che segue il caso da vicino. «Dopo tutto questo tempo non c'è ancora un capo di imputazione e non è stato deciso chi presenterà le prove - elenca Vito - Girone ha scontato oltre 3 anni di pena preventiva. È ora che torni in Italia». Dopo la proroga per Latorre i legali potrebbero chiedere che torni pure Girone, in attesa del giudizio indiano. L'Italia agita lo spauracchio dell'arbitrato intrenazionale, ma non l'ha mai avviato.

I deputati M5S delle Commissioni Esteri e Difesa dichiarano: «Deploriamo fermamente il (non) ruolo svolto dal governo per mettere fine a questa indegna vicenda. È evidente che l'arbitrato annunciato dall'ex ministro Mogherini era una pagliacciata, un'autentica presa in giro nei confronti delle famiglie dei due fucilieri».

Su tutta la vicenda il governo italiano ha imposto una cappa di silenzio. E Girone ha trascorso la Pasqua a Delhi con la moglie Vania ed i due figli, in compagnia dei carabinieri di guardia. Tutti gli altri erano in vacanza.

«Lieto che il fuciliere di Marina, Latorre, non debba tornare in India, indignato perché in quel Paese che calpesta il diritto debba ancora rimanere sequestrato Girone. Trovo miserevole la politica in materia condotta dal governo Renzi» accusa il senatore di FI, Maurizio Gasparri.

Pur respingendo le accuse al governo anche il senatore del Pd Miguel Gotor ribadisce, che «considereremo il caso chiuso quando non vi saranno più proroghe (per Latorre nda) e anche Salvatore Girone potrà fare rientro in Italia, entrambi in modo definitivo».

Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, rende l'idea con un tweet fulminante: «Marò: altra proroga per Latorre, mentre Girone è ancora illecitamente trattenuto in India. Matteo Renzi, questa non è dignità nazionale».

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