La Lega evita la scissione: Zaia candidato, stop a Tosi

Non passa la richiesta di espulsione del sindaco, che viene però commissariato per il voto in Veneto Aut aut dai vertici: scegli tra partito e fondazione

La Lega evita la scissione: Zaia candidato, stop a Tosi

«Ci si è fermati agli sputi ma non si è arrivati alle mani» si sfoga un big del consiglio federale, dopo la riunione fiume (quattro ore di discussione fitta) sul caso Tosi. I pasdaran veneti Manuela Dal Lago e Massimo Bitonci sindaco di Padova (autore di un intervento molto duro) insieme al segretario emiliano Fabio Rainieri, arcinemici del sindaco di Verona, hanno chiesto provvedimenti - dal commissariamento al più grave, l'espulsione - contro Flavio Tosi, capo della Liga Veneta in dissenso con Salvini sulla linea politica del Carroccio e in conflitto, da anni, con Luca Zaia, governatore veneto. Tutti presenti in via Bellerio per la resa dei conti, che alla fine è arrivata ma solo a metà. Salvini ha ascoltato tutti, le ragioni di Tosi che rivendica la sua facoltà, per statuto, come segretario in Veneto di decidere le liste elettorali alla regionali; quelle dei nemici del sindaco, che l'hanno accusato di doppio gioco, di lavorare per liste personali collegate ai «Fari», i circoli della sua fondazione politica nazionale (Tosi nega che sia così, «racconti bugie!» gli ha ribattuto Raffaele Volpi, braccio destro di Salvini per la conquista di voti al centro-sud).

Ma poi, soprattutto, Salvini ha pesato le parole dei mediatori, a partire dal diplomatico Giancarlo Giorgetti, ma anche di Umberto Bossi, il vecchio leader che, quando reggeva lui il Carroccio, non poteva vedere Tosi e l'avrebbe cacciato volentieri, è diventato un suo alleato. Mentre in molti ripetevano che «in Veneto si vince anche senza Tosi», il vecchio segretario ha dato voce ad un timore diffuso: «Se fai il commissariamento scoppia una rivolta, e rischiamo di perdere la Regione». Uno scenario catastrofico neppure immaginabile, che però ha indotto alla prudenza il segretario Salvini - molto pacato, raccontano, durante la riunione - nella soluzione della grana Tosi. Nessun commissariamento vero e proprio, ma un «mediatore» in un direttorio a tre insieme a Zaia e Tosi, uno che è mal sopportato da entrambi, quindi soluzione perfetta, e cioè il trevigiano Gianpaolo Dozzo, leghista dall'82. Il «commissario per le elezioni regionali» avrà l'ultima parola in caso di divergenze sulle liste della Lega nord. «Sono fiducioso che si troverà una soluzione in Veneto (tra Tosi e Zaia, ndr ), e convinto che il sindaco di Verona non uscirà dalla Lega» dice il mediatore nominato da Salvini.

Non un commissariamento politico, dunque, anche se per Tosi si tratta comunque di una bella sberla. E nessuna cacciata del sindaco ribelle, come speravano molti. Non solo, lo stesso sindaco ha votato, alzando la mano, la proposta passata all'unanimità di ricandidare Zaia alla Regione Veneto (come pure Edoardo Rixi in Liguria e Claudio Borghi in Toscana), dopo che si era ventilato, per giorni, di una candidatura alternativa di Tosi. L'altro problema, cioè la doppia militanza nella fondazione di Tosi «Ricostruiamo il Paese» e nella Lega, è stata risolta votando l'incompatibilità tra le due. Una settimana di tempo per decidere, rivolta ai tesserati di Tosi ma soprattutto a lui. «Tutti faranno la scelta più saggia - dice Salvini, fiducioso nella ricomposizione -, non prendo in considerazione ipotesi che qualcuno esca dalla Lega». Il caso è scoppiato perché in alcune sezioni della fondazione si è parlato di liste locali, esterne alla Lega (a sua insaputa, ha spiegato Tosi). Di qui il sospetto di un doppio gioco del sindaco, che invece ha ribadito che la sua è solo un'associazione culturale. Al momento, insomma, l'ipotesi di una rottura di Tosi, con l'uscita dal Carroccio e la creazione di una lista civica (magari alleata con Passera e pezzi di centrodestra) è data al ribasso. Anche se l'incognita resta, come pure sulla presenza di liste civiche (Zaia presidente, lista Tosi) a fianco della Lega in Veneto. Sulle alleanze alle regionali, invece, il consiglio ha stabilito che le scelte competono al segretario federale, per non creare maggioranze variabili o doppi forni. Salvini, raccontano, non chiude la porta a Forza italia: «Nessun veto su Berlusconi, purché decidano cosa vogliono fare da grandi», in primis col governo Renzi. E mentre si rincorrono voci di un Tosi pronto a rompere, in serata Salvini torna a ricucire: «In una Lega che cresce c'è tanto spazio per persone in gamba e Tosi è persona in gamba».

di Paolo Bracalini

Milano

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