L'enigma irrisolto e le risposte che non avremo

Il giallo non c'è più, il mistero resta. Avvolgiamo nel sudario della nostra pietà il piccolo Gioele e la madre sventurata che l'ha portato mano nella mano, fra le sue braccia, verso la morte

L'enigma irrisolto e le risposte che non avremo

Il giallo non c'è più, il mistero resta. Avvolgiamo nel sudario della nostra pietà il piccolo Gioele e la madre sventurata che l'ha portato mano nella mano, fra le sue braccia, verso la morte. Il rebus delle ultime ore resta intatto e indecifrabile, come il labirinto di una mente umana sconvolta da chissà quali paure e angosce. Viviana voleva proteggere il suo bambino, vedeva intorno a se un mondo cattivo come l'orco, sconvolto dal sortilegio maligno del Covid, e deve aver perso la bussola interiore. L'ago segnalava solo fantasmi maligni. Ha imboccato l'autostrada, si è fermata, ha ripreso il nastro d'asfalto; poi l'incidente e quell'ultima immagine sfuocata: in cammino sul sentiero che va verso la montagna, lei e il piccolo che escono di scena nel nostro sgomento. Subito o quasi, senza ulteriori puntate che con ogni probabilità non ci sono mai state. Ma non siamo a teatro, il finale possiamo solo immaginarlo, le nostre domande sono proiettate sul muro dell'eternità. In questi giorni, frenetici e lentissimi, abbiamo sentito parlare di tutto e sono state tirate in ballo le ipotesi più sconvolgenti: dall'intervento della mafia all'aggressione a sfondo sessuale. Come sempre, la trama era più semplice, quasi banale nella dinamica malata fra Viviana e chi le era intorno. La cronaca nera ci insegna che molte suggestioni investigative sono frutto dell'inesperienza, del caos, dei ritardi, dell'assenza di specialisti sul campo fin dal primo minuto. Le piccole procure - e in verità qualche volta pure quelle più grandi - fanno fatica ad affrontare delitti che si trasformano in rompicapi e iniettano il veleno del dubbio scettico o, peggio, della soluzione dietrologica, sempre la più facile e soddisfacente per chi si accontenta, nel tessuto della società. Dal parà di Pisa a Garlasco al delitto di Avetrana, l'estate ci consegna puntualmente la sua storia di sangue e orrore. Inefficienze, errori e pregiudizi di detective, non sempre all'altezza, hanno portato alla nascita di un genere, in bilico fra verbali e colpi di scena, con lo spettatore che non cambia canale perché la conclusione pare imminente ma non arriva mai. A Caronia c'erano i droni e i cani molecolari, è mancato forse lo scatto iniziale con l'intervento dei tecnici più collaudati che tante volte hanno setacciato quel limbo scivolosissimo e fangoso al confine fra la vita e la morte. Qui almeno ci sono stati risparmiati paradossi e passaggi grotteschi come troppe volte abbiamo visto. C'erano solo due corpi da trovare, lo strazio di chi si sente addosso la colpa del sopravvissuto, quel labirinto oscuro dall'ingresso sbarrato. Scende il sipario, dobbiamo attrezzarci per affrontare con meno improvvisazione e dilettantismo i casi futuri che inevitabilmente ci verranno incontro.

Troppe volte le vittime sono state abbandonate all'imperizia e alla fretta di chi non sapeva dove cercare. Da Yara fino a Gioele. E se per lui il destino si è compiuto in un attimo, lei forse aveva una chance. Una almeno di non diventare una stella che si è spenta troppo presto.

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