Prima di sostenere le ragioni dell'intervento militare in Libia, nel 2011, anche Giorgio Napolitano aveva posizioni molto meno distanti dal Raìs.
Nel giugno del 2009 il colonnello Muammar Gheddafi, in visita ufficiale in Italia per quattro giorni, fu gradito ospite al Quirinale, dove venne immortalato attovagliato con l'allora capo dello Stato a mangiare pappardelle di grano saraceno ai funghi annaffiate da spremuta d'arancia per non offendere la fede dell'ospite. Napolitano apprezzò «le parole di grande moderazione sull'Africa» di Gheddafi, e al termine del pranzo e del cordiale colloquio auspicò uno «sforzo congiunto Italia-Libia in particolare per la Somalia».
E qualche mese dopo, difese ancora il rapporto con il leader libico, più volte ricevuto con tutti gli onori, spiegando che riteneva «utile conoscere la sua visione». Salvo, due anni dopo, diventare sponsor dei bombardamenti in Libia: «Non possiamo sottrarci».
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