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Il capogruppo azzurro alla Camera: «I candidati alle Amministrative del 2016 vanno scelti dagli elettori della coalizione. Basta con le urla, si vince al centro con i moderati»

Roma«Al mio amico Salvini dico: con i tempi che corrono nessuno può permettersi di ballare da solo. Partiamo subito con un cantiere per i programmi, le idee e le regole del centrodestra. Con un obiettivo chiaro: primarie di coalizione per scegliere i candidati delle prossime amministrative».

Onorevole Renato Brunetta, qual è lo stato dell'arte dei rapporti con la Lega? C'è fastidio per la tendenza di Salvini a muoversi fuori da una logica di coalizione?

«Le ultime amministrative hanno dimostrato che soltanto uniti si vince. Io sono un fautore dell'unità del centrodestra e voglio dire con chiarezza che per me non sono possibili altre avventure politiche. Detto questo se Salvini si ostina a ballare da solo rischia l'eterogenesi dei fini».

Ovvero?

«Far vincere Renzi politicamente e culturalmente. Non è pensabile che l'unica cifra stilistica del centrodestra possa essere quella lepenista».

Temete una egemonia leghista?

«No, quello che voglio dire è che in un momento difficile abbiamo realizzato alcuni miracoli politici. In alcune città abbiamo dettato un grande cambiamento. Ma questo si fa nel rispetto reciproco e senza egemonizzazioni, come la storia ultraventennale dei rapporti tra Fi e Lega dimostra. Mi occupo di redigere programmi politici dal '96 e noi non abbiamo mai avuto tentazioni egemoni, neppure quando il rapporto con la Lega era di 37 a 4».

Cosa pensa dello sciopero anti Renzi?

«Io sono il massimo esponente dell'antirenzismo militante, ma la serrata di novembre proposta da Salvini rischia di tramutarsi in un boomerang. La considero una scelta miope. Servono più tonalità per convincere il ceto medio perché le elezioni si vincono al centro e non con l'estremismo».

Lei da tempo propone un cantiere del centrodestra.

«Sì, costruito nel rispetto reciproco. Ma la Lega in questo momento sembra refrattaria a qualsiasi coordinamento e questo è un errore».

Qual è la strada da seguire per costruire una vera alleanza?

«Partire dai contenuti. Quindi critica all'Ue, introduzione della flat-tax e un nuovo modello di contrasto dell'immigrazione irregolare. E poi io sono favorevole a primarie di coalizione per individuare il candidato con maggiori possibilità di vittoria».

Il centrodestra è sempre stato tiepido sulle primarie.

«L'importante è farle serie e pulite. A quel punto chiunque fosse in grado di esprimere una personalità capace e agguerrita - penso ad esempio a Fdi della mia amica Meloni - potrebbe aspirare ad avere un proprio candidato».

Non teme i signori delle tessere?

«Non è più tempo di tessere. Brugnaro, della cui candidatura sono stato il regista, le avrebbe vinte anche senza apparato. Così come sono convinto che Del Debbio le vincerebbe a mani basse».

Nel frattempo Renzi sembra aver stretto un asse di ferro con la Merkel.

«Renzi ha bisogno di soldi e si vende alla Merkel per un piatto di lenticchie, si presenta con il cappello in mano e pietisce un po' di deficit per alimentare la sua propaganda. È una logica da sudditi che ci condanna a subire una Ue a egemonia tedesca. Una colpa epocale».

Esiste un'alternativa?

«Certo, la linea Hollande che prevede una governance dell'eurozona con un Parlamento eletto dai 19 popoli, con un bilancio comune per gli investimenti. Ovvero più democrazia, più politica, meno dominio burocratico al guinzaglio della Germania. È questa la formula per costringere la Merkel ad adottare l'unica politica economica che può salvare l'Europa: la reflazione. In sostanza taglio netto del surplus commerciale tedesco, con crescita di consumi e investimenti in Germania e nell'eurozona per circa 150-180 miliardi all'anno».

Sull'immigrazione lei propone, in caso di immobilismo di Bruxelles, di scalare le spese per l'accoglienza dal contributo italiano all'Ue.

«Esiste una mozione che come Fi abbiamo fatto approvare dal Parlamento italiano il 22 aprile scorso. Sarebbe un estremo rimedio scalare i costi dell'accoglienza dai nostri 16 miliardi annui di contributo, un atto forte ed eversivo. Ma sarebbe l'unica risposta possibile se il disinteresse verso l'emergenza perdurasse».

Una ricetta gradita anche alla Lega.

«Renzi è alla frutta, l'Italia ha bisogno di un centrodestra unito, no a divisioni ed egoismi. Nessuno pensi di potercela fare da solo».

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