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L'intesa debole sul clima: responsabilità differenti, 1,5 gradi "a metà secolo"

L'accordo: valgono le "circostanze nazionali" e via la data del 2050. Stop ai fondi statali per il carbone

L'intesa debole sul clima: responsabilità differenti, 1,5 gradi "a metà secolo"

L'atmosfera del G20 riguardo al clima, la riassume bene Antonio Guterres: «Lascio Roma con le mie speranze disattese ma almeno non sepolte». Piccoli passi dopo uno stallo dovuto alla difficoltà di trovare il compromesso con le potenze asiatiche sul taglio delle emissioni che diventa una partenza in salita per il Cop26 di Glasgow. Realismo al limite del pessimismo per alcuni leader, come per il premier britannico, Boris Johnson «Abbiamo fatto progressi ragionevoli, sicuramente non torneremo indietro ma i prossimi giorni saranno molto difficili», il testimone adesso passa alla conferenza sul clima che ha aperto ieri i lavori a Glasgow.

LA DATA

Prima di tutto manca all'appello un termine, una data certa per centrare gli obiettivi prefissati, con un vago riferimento al raggiungimento delle zero emissioni «entro metà secolo». Inoltre, non è stato possibile specificare la data di decarbonizzazione nel 2050 tra le venti potenze e paesi emergenti.

I DISOBBEDIENTI

Affinché tutto funzioni occorre che tutti partecipino. Come ha spiegato il nostro Premier. Cina ed India si rifiuterebbero di sottoscrivere, preferendo rimanere sulla scadenza del 2060 anche se Draghi, riferendosi ai due paesi ha ammesso di aver visto un atteggiamento più collaborativo, «più disponibili». Insomma meglio essere speranzosi «Certo avremmo preferito l'impegno di tutti sul 2050 ma credo ci si arriverà».

L'OBIETTIVO

Il G20 fissa come proprio obiettivo il contenimento dell'aumento delle temperature globali entro 1,5 gradi e non due, ma l'Europa produce solo il 7-8% delle emissioni: per questo motivo, Cina, India e Russia sono imprescindibili. Eppure il freno arriva proprio da questi Paesi, Cina, India, Russia e Arabia Saudita. E allora c'è da chiedersi come si resterà entro la soglia di 1,5°, senza pensare di arrivare alle emissioni nette zero almeno entro il 2050.

GLI AIUTI

Per affrontare in modo concreto il cambiamento climatico, servirà un finanziamento di cento miliardi di dollari l'anno per i Paesi in via di sviluppo, che sono quelli più colpiti. L'Ue è pronta a fare la sua parte aumentando la propria di dotazione di cinque miliardi l'anno fino al 2027.

IL CARBONE

Stop ai finanziamenti pubblici internazionali per nuove centrali di carbone. Nella dichiarazione finale del summit c'è l'impegno specifico a mobilitare finanziamenti internazionali pubblici e privati per sostenere lo sviluppo di un'energia verde, per porre così fine alla fornitura di finanziamenti pubblici internazionali per la nuova e ininterrotta produzione di energia dal carbone all'estero entro la fine del 2021.

REALTÀ NAZIONALI

«Ci impegniamo a ridurre significativamente le nostre emissioni collettive di gas serra, tenendo conto delle circostanze nazionali e rispettando i nostri NDC (gli impegni presi da ogni Paese)» si legge nel comunicato finale. Si legge: «aumenteremo gli sforzi per eliminare gradualmente e razionalizzare, a medio termine, i sussidi ai combustibili fossili inefficienti».

IL VERDE

I Paesi si sono impegnati a raggiungere l'obiettivo ambizioso di piantare mille miliardi di alberi entro il 2030.

E poi infine eccola la domanda che tutti si fanno: sul clima è stato fatto «whatever it takes»? «Mettiamola così: è facile suggerire cose difficili, è molto, molto difficile eseguirle» ha detto Mario Draghi chiudendo il Summit.

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