Fausto Biloslavo
La Siria presiede la Conferenza sul disarmo, che si occupa soprattutto di armi chimiche, scatenando una valanga di proteste, ma non si può fare nulla. Il tragicomico paradosso della comunità internazionale assume i toni di una beffa tenendo conto che l'assise sul disarmo si riunisce presso il quartier generale dell'Onu a Ginevra. E lo stesso segretario generale, António Guterres, che ha presentato il suo piano di disarmo alla Conferenza è stato costretto ad ammettere di «non poter fare nulla per cambiare la presidenza». Dopo 7 anni di guerra, 350mila morti e 11 milioni di profughi e sfollati Hussam Ala, ambasciatore di Damasco ha aperto ieri i lavori della Conferenza sul disarmo. La presidenza dell'organismo multilaterale composto da 65 Stati è a rotazione. Cambia ogni quattro settimane seguendo l'ordine alfabetico dei nomi in inglese dei Paesi membri. Prima di Damasco la presidenza è stata assunta dalla Svizzera.
L'ambasciatore Robert Wood, che rappresenta gli Stati Uniti, ha platealmente lasciato il suo posto nella sala dell'Onu quando il presidente di turno siriano ha dato il via ai lavori. Il diplomatico ha bollato l'avvio della nuova presidenza come «uno dei giorni più bui nella storia dell'organizzazione». L'ambasciatore ha aggiunto che «il regime di Damasco non ha né la credibilità né l'autorità morale per presiedere la Conferenza» ed esortato la comunità internazionale a «non restare in silenzio». Londra «deplora il fatto che la Siria detenga la presidenza della Conferenza sul Disarmo dato l'inosservanza costante e in flagrante delle norme internazionali di non proliferazione e disarmo» hanno sottolineato i diplomatici britannici. Il rappresentante inglese, però, ha ammesso che al momento non si può far nulla per cambiare. Anche francesi e australiani hanno duramente protestato e molti Paesi ridurranno il livello dei loro rappresentanti alla Conferenza durante la presidenza siriana. Per ribaltare la regola della rotazione fra Stati membri, tutte le 65 nazioni aderenti dovrebbero essere d'accordo.
L'aspetto paradossale è che la Conferenza ha varato nel 1993 la Convenzione sulle armi chimiche, che proibisce l'utilizzo di questi arsenali.
In Siria sono avvenuti almeno 85 attacchi con armi chimiche da parte di tutte le forze in campo, dai governativi ai ribelli. Ufficialmente il governo siriano ha smantellato il suo arsenale dopo l'attacco con i gas del 2013, che ancora oggi non ha un chiaro colpevole.
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