Siena - Addestrarsi per arrivare a operare in tempi brevissimi in qualsiasi parte del mondo. È questo l'obiettivo della «Mangusta», l'esercitazione multinazionale e interforze che in questi giorni ha visto protagonista la Brigata paracadutisti Folgore.
Sono passati oltre settant'anni dalla battaglia di El Alamein, ma i parà continuano a costituire un'eccellenza tutta italiana. Nel corso dell'operazione, che si concluderà oggi e che si è tenuta tra Siena e Grosseto, sono stati impiegati oltre mille militari della Folgore, ma anche unità specialistiche e operative dei carabinieri paracadutisti del Reggimento Tuscania, specialisti delle trasmissioni e della guerra elettronica, nuclei cinofili, assetti dell'Aeronautica Militare e unità di parà statunitensi.
L'attività ha riguardato la simulazione di un intervento della Nato, con l'invio immediato di un contingente multinazionale, per liberare un aeroporto occupato da forze ostili, con sul campo due unità avversarie. Lo scopo è stato quello di testare le capacità acquisite dai militari impiegati per l'occasione. In particolare per verificare a quale livello siano in grado di lavorare nell'ambito della conduzione delle operazioni, a seguito di aviolancio, in ambienti operativi di difficile conquista e la tenuta di posizioni strategiche e per consentire l'afflusso delle forze alleate in uno scenario di crisi.
Suggestiva la parte dell'aviolancio di una prima aliquota impegnata in una «Forcible Entry Operation», ovvero un'operazione avioportata che ha lo scopo di «preparare il terreno» per l'entrata in teatri dei successivi scaglioni di forze. Fondamentali anche i mezzi impiegati e la collaborazione con il mondo dell'industria, soprattutto nazionale, che è in grado di fornire apparecchiature sempre più sofisticate, dagli armamenti ai paracadute, fino a strumenti tecnologici.
Un ritorno per la Difesa in termini di interoperabilità e integrazione con le forze armate straniere. «Un interscambio che è utile a tutti gli attori in campo», ha commentato il generale Andrew Rohling, vice comandante per l'Esercito americano della sezione paracadutisti. «Le esercitazioni come questa - ha spiegato il comandante della Folgore, generale Rodolfo Sganga - sono la prova di un alto livello di interoperabilità raggiunto. Più ci sono occasioni di interscambio, più si può imparare gli uni dagli altri. La nostra Brigata è l'unica in grado di proiettare forze a distanze strategiche dalla madrepatria con un brevissimo preavviso grazie alla collaborazione solidissima con la 46esima Brigata aerea».
Il generale Carlo Lamanna, comandante della divisione «Friuli» di Firenze ha chiarito al Giornale: «L'impiego di questi sistemi è importante sia in Italia che all'estero».
Questo in quanto esercitazioni di questo tipo sono utilizzate per acquisire capacità non solo per operare in teatri quali l'Afghanistan, il Libano, l'Iraq o il Niger, ma anche in caso di eventuali attacchi terroristici nel nostro Paese.
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