La «guerra» dei vaccini è appena all'inizio. La Commissione europea prima annuncia il controllo e blocco delle esportazioni delle dosi al di fuori della Ue, poi fa marcia indietro rendendosi conto che potrebbe mandare a rotoli gli accordi sulla Brexit. I problemi delle forniture dei vaccini tagliate e dosi consegnate in ritardo rimangono sul tappeto stravolgendo i piani dei governi. A tal punto che l'Ema, l'agenzia europea del farmaco ammette non solo che sta valutando il vaccino russo, ma pure uno cinese. La Germania, in controtendenza, annuncia che riceverà 5 milioni di dosi nelle prossime tre settimane ordinate dall'Europa o direttamente da Berlino.
Michel Barnier, negoziatore capo europeo per l'uscita del Regno Unito dalla Ue, invita a lasciare fuori la Brexit dal braccio di ferro sulle dosi e annuncia a Radio uno che come Europa «abbiamo prenotato 3 miliardi di dosi. Questo permette di ottenere prezzi notevolmente più bassi, e quantità superiori per l'insieme dell'Unione». In realtà proprio i prezzi inferiori spingerebbero le società farmaceutiche e rifornire prima i paesi che hanno pagato di più, come l'Inghilterra. E poi i dati della Commissione di Bruxelles, controllati dal Giornale, dimostrano che in tutto, compresi i contratti non ancora finalizzati la Ue potrebbe contare su 2,25 miliardi di vaccini, 750 milioni in meno rispetto all'annuncio.
La parte del leone la fa Pfizer/BioNTech con 600 milioni dosi seguita da AstraZeneca con 400 milioni, anche se il vaccino ha un'efficacia del 60%. A Moderna la Ue ha ordinato 160 milioni di dosi e Johnson & Johnson dovrebbe fornire 200 milioni con un'opzione per raddoppiarla, ma arriverà più avanti. Anche le 300 milioni di dosi di Sanofi sono rimandate al prossimo anno e altre 225 milioni di CureVac non è chiaro quando saranno disponibili. Poi ci sono incontri «esplorativi» con Novavax per 100-200 milioni di dosi e Valneva per 60 milioni comprese quelle opzionabili. Nel frattempo l'Ema ha ammesso che lavora per autorizzare una serie di altri potenziali vaccini, compreso quello russo e uno dei vaccini cinese" rispettivamente lo Sputnik V e Sinovac.
Nella «guerra» dei vaccini è esploso il caso del blocco delle esportazioni annunciato 48 ore fa dalla Commissione europea per evitare la «fuga» dei vaccini verso altri paesi a cominciare dalla Gran Bretagna. Bruxelles voleva fare scattare la clausola di salvaguardia numero 16 dell'accordo sulla Brexit, che permette controlli fra l'Irlanda, confine Ue e l'Irlanda del nord. Peccato che il governo irlandese non fosse stato neppure informato, come ha rivelato il ministro per gli Affari Europei, Thomas Byrne. Nella notte fra venerdì e sabato c'è stata una telefonata di fuoco fra Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea con il premier inglese Boris Johnson. Arlene Foster, a capo del governo locale dell'Irlanda del nord, ha bollato come «impraticabile e incredibile atto di ostilità» la decisione europea. Nel giro di una notte Von der Leyen ha fatto marcia indietro per evitare che saltasse l'accordo sulla Brexit. Alla fine la Commissione ha annunciato che «non fa scattare la clausola di salvaguardia». Però «qualora si abusasse del transito di vaccini e sostanze attive verso paesi terzi per aggirare gli effetti del sistema di autorizzazione, l'Ue valuterà l'utilizzo di tutti gli strumenti a sua disposizione».
La guerra sui vaccini continua, ma l'Organizzazione mondiale della sanità bacchetta Bruxelles.
«Non è utile che alcun Paese in questa fase metta divieti o barriere - ha dichiarato Mariangela Simao, numero due dell'Oms - che non consentono la libera circolazione degli ingredienti necessari a fare in modo che i vaccini o i medicinali siano messi a disposizione del mondo» per combattere la pandemia.
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