La lunga battaglia di Ilaria: "Ora in tanti chiedano scusa"

La lunga battaglia di Ilaria: "Ora in tanti chiedano scusa"

«Ci chieda scusa chi ci ha offesi in tutti questi anni». Ilaria Cucchi piange, mentre legge quello che probabilmente sapeva già. Si, perché lei non si è mai arresa. Mai. Ha lottato come un leone, in piazza e nelle aule di giustizia, anche quando veniva derisa, per difendere la memoria di Stefano e si è battuta per arrivare alla verità, quella verità che ora le fa tanto male.

La mattina del 27 settembre, mentre la Corte d'Assise di Roma ascoltava i testimoni della difesa nell'ambito del processo Cucchi-bis, la sorella di Stefano, spiegava che ad ogni udienza usciva fuori un quadro sempre più drammatico e che la verità sul fratello era chiara ed evidente agli occhi di tutti quelli che avevano avuto a che fare con lui in quei giorni, ma «hanno preferito voltarsi dall'altra parte». Ma la sua determinazione, la sua schiettezza, hanno dato fastidio a molti, a tutti i livelli. L'hanno querelata, più di una volta, sperando si fermasse. Invece lei è andata dritta per la sua strada.

E ieri davanti alle parole del carabiniere Francesco Tedesco, che ha sollevato il velo sull'ignobile pestaggio al geometra romano, ha raggiunto il quel traguardo. Ma è una amara vittoria.

«Ci chieda scusa chi in tutti questi anni ha affermato che Stefano è morto di suo, che era caduto - scrive su Facebook -. Ci chieda scusa chi ci ha denunciato. Sto leggendo con le lacrime agli occhi quello che hanno fatto a mio fratello. Non so dire altro. Chi ha fatto carriera politica offendendoci si deve vergognare. Lo Stato deve chiederci scusa. Deve chiedere scusa alla famiglia Cucchi».

E al termine dell'udienza del processo bis per la morte del fratello, avvenuta nel 2009, tira le somme di una via crucis infinita: «Ci sono voluti 9 anni ma finalmente oggi la verità che noi sosteniamo

da sempre entra in un aula di giustizia ed entra con le parole di uno degli stessi imputati, che racconta il massacro di Stefano e tutto ciò che è accaduto nei giorni successivi e cioè le coperture che ci sono state». TPa

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