L'uomo, la coscienza e il libero arbitrio

L'uomo, la coscienza e il libero arbitrio

Due studi scientifici hanno dimostrato che un tumore cerebrale può determinare un comportamento pedofilico in soggetti che prima dell'insorgenza della malattia non avevano la parafilia.

I neurologi Swerdlow e Burns costatarono che un'insegnante americano perse l'ossessione sessuale per i suoi scolari con la resezione del tumore, che ricomparve quando si ripresentò la malattia, e fu di nuovo eliminata con un secondo intervento di escissione della massa tumorale. In Italia uno stimato pediatra fu condannato perché molestava le sue piccole pazienti: cominciò a compiere questi orribili reati anche se era noto alla comunità per serietà ed impegno nella cura dei suoi giovani assistiti. «La pedofilia, in questo caso di tipo acquisito, fu spiegata a partire dal tumore che premendo su specifiche aree del cervello, legate alla gestione degli impulsi e del comportamento sessuale, ha indotto il pediatra a compiere azioni a lui estranee prima della malattia» spiega lo psichiatra Pietro Pietrini, direttore della Scuola ImtAlti Studi Lucca, che all'epoca, insieme a Giuseppe Sartori, professore di neuropsicologia forense a Padova, curò la perizia scoprendo, attraverso risonanza magnetica, che il pediatra era affetto da una rara forma di cancro cerebrale. Il giudice non accettò il nesso tra malattia e comportamento, considerandolo responsabile delle molestie.

Eppure i due studi mostrarono che l'insegnante e il pediatra furono indotti al reato dalla malattia, che li privò del libero arbitrio. Da allora, in un dibattito sul rapporto tra coscienza e controllo del comportamento, diverse teorie hanno stabilito che il nostro libero arbitrio è limitato. La capacità di compiere scelte indipendentemente dalla nostra genetica, dal temperamento innato e dai traumi subiti nell'infanzia è parziale. Freud considerava la volontà degli individui come effetto di cause esterne o interne di ordine inconscio. Riteneva che il comportamento fosse il prodotto di costrizioni interiori, di cui la coscienza ignora l'origine, ritenendolo frutto di libera scelta, a cui l'io da spiegazioni verosimili ma false. «Il nostro comportamento è condizionato dai geni che modulano le modalità con cui interagiamo con l'ambiente in cui si vive, che a sua volta modula l'espressione dei geni - sostiene Pietrini -. C'è un'influenza reciproca per cui si può dire che il comportamento umano non è solo determinato da fattori biologici».

Pensare che i geni siano il nostro destino è sbagliato. L'adulto può anelare alla libertà, seppur parziale, rispondendo alla coscienza, assumendosi responsabilità di cui ha paura, perché non le aveva quando era amato e protetto da bambino.

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