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L'uomo di Hezbollah, il console e "El Pollo". Ecco chi c'è dietro l'affaire venezuelano

Per il deputato destituito De Grazia "Di Martino è un uomo di Maduro incaricato dei rapporti con politici italiani per sostenere il regime"

L'uomo di Hezbollah, il console e "El Pollo". Ecco chi c'è dietro l'affaire venezuelano

Il console di origini italiane, il generale «traditore» chiamato «El Pollo» e l'uomo di Hezbollah, numero due del regime, sono i protagonisti dell'affaire venezuelano sul presunto finanziamento al fondatore dei Cinque stelle tutto da provare. Per ora i grillini hanno smentito, ma i personaggi che sarebbero coinvolti, secondo la ricostruzione del quotidiano spagnolo Abc, sono nel bene o nel male pezzi grossi della saga del povero Venezuela.

Nicolás Maduro, presidente venezuelano, nel 2010 era ministro degli Esteri ai tempi del padre padrone del Paese Hugo Chavez. In Italia viene chiamato in causa il console venezuelano Gian Carlo Di Martino, che smentisce tutto. Figlio di immigrati italiani in Venezuela, era già nel nostro paese dal 2009 presso l'ambasciata a Roma. «Sappiamo bene che Di Martino è un uomo di Maduro incaricato dei rapporti con gruppi politici italiani, soprattutto di sinistra o estrema sinistra per garantire, con ogni mezzo, il sostegno al regime», spiega a il Giornale, il deputato destituito, Américo De Grazia, che lo scorso anno si era rifugiato nella nostra ambasciata a Caracas e ora è in Spagna. Di Martino è un «chavista» della prima ora già sindaco di Maracaibo, la seconda città del Paese, dove ci sono stati scandali di corruzione durante il suo mandato. Sostiene di non avere mai conosciuto Gianroberto Casaleggio, ma ostenta la «fratellanza» con i resti del comunismo in Italia, i filo palestinesi e gli anti israeliani. Il 26 gennaio i fan del Pci, che esiste ancora, e del Partito marxista leninista, cellula Mao di Milano si riunivano in piazza per appoggiare «il governo legittimo di Maduro contro i golpisti venezuelani (del leader dell'opposizione Juan Guaidò nda) ispirati, appoggiati e guidati dall'imperialismo americano». Il tutto «alla presenza del console venezuelano, Gian Carlo Di Martino Tarquinio». Mariela Magallanes, anche lei riparata nella nostra ambasciata e oggi rappresentante dell'opposizione venezuelana in Italia, spiega al Giornale «di non essere sorpresa dalle rivelazioni, ma devono essere le vostre autorità, con un'inchiesta, a stabilire la realtà o meno dei fatti. Noi stiamo raccogliendo informazioni su come vengono gestite, in maniera discutibile, le spese consolari a Milano». Se fosse veramente avvenuto il pagamento di 3,5 milioni di euro al cofondatore dei Cinque Stelle, i soldi - secondo il quotidiano spagnolo - arrivavano dai fondi neri del ministero dell'Interno. Nel 2010 la carica era ricoperta da Tareck el Aissami, poi divenuto vicepresidente con la responsabilità del Sebin, i famigerati servizi segreti venezuelani. Fedelissimo di Maduro è stato nominato a fine aprile ministro del Petrolio, vena giugulare del regime. Peccato che El Aissami, di famiglia siro-libanese, sia considerato l'uomo di Hezbollah e dell'Iran in Venezuela. Non solo: gli Stati Uniti lo hanno messo nella lista nera con una taglia di 10 milioni di dollari accusandolo di narcotraffico e collegamento con il terrorismo. El Aissami smentisce, ma avrebbe fornito passaporti ai guerriglieri marxisti colombiani delle Farc, a Hezbollah e collaborato con i Pasdaran nella penetrazione iraniana in Venezuela. Pure l'Unione europea lo ha sanzionato dal 2018 per «una serie di violazioni dei diritti umani» contro l'opposizione. L'uomo chiave del presunto affaire grillino è l'ex generale Hugo Carvajal, che nel 2010 era a capo dell'intelligence militare e avrebbe autorizzato l'invio del denaro nella valigetta diplomatica comparsa nel consolato di Milano. Soprannominato «El Pollo» era al fianco di Chavez fin dalla «rivoluzione». Poi il diplomatico rischiò di far esplodere un conflitto quando gli olandesi lo fermarono ad Aruba e il Venezuela inviò quattro navi da guerra. Nel 2008 era stato accusato da Washington di coprire il traffico di droga dei ribelli colombiani. Il 21 febbraio 2019 ha registrato un video di appoggio a Guaidò attaccando Maduro, che lo ha accusato di tradimento. In aprile era fuggito in Spagna dove è stato arrestato su richiesta Usa. Poi scarcerato si è dileguato con molti documenti compromettenti compreso quello sul pagamento ai grillini tutto da verificare.

«È latitante - spiega la parlamentare Magallanes con famiglia italiana - ma Carvajal ha tante informazioni e si presume che voglia collaborare in cambio di immunità e protezione».

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