Richard Nixon subì l'impeachmennt per avere spiato gli avversari e mentito agli americani, la brasiliana Dilma Rousseff per avere falsificato i bilanci, la coreana Park Geun-Hye ha subito venerdì la stessa sorte secondo il documento ufficiale - per «continue e gravi violazioni della Costituzione e della legge». Ma la ragione del suo deferimento all'Alta Corte, votato da 234 deputati su 300, è molto più stramba: la 64enne presidentessa è stata letteralmente plagiata da un'amica e confidente di nome Choi Soon-Il, figlia del capo di una setta religiosa che fu molto vicino a sua padre, il generale che governò la Corea del Sud con pugno di ferro per 16 anni, trasformandola da povero Paese agricolo in una grande potenza industriale. Choi, cui il popolino attribuisce poteri soprannaturali, aveva l'ultima parola sulla scelta di ministri e consiglieri, sull'agenda della Park e perfino sul suo guardaroba; ma, soprattutto, l'ha indotta ad architettare un metodo di estorsione dei grandi gruppi industriali, tra cui la Hyundai e la Samsung, che ha fruttato a varie sue «fondazioni», create ad hoc, decine di milioni di dollari.
Chiamato a testimoniare davanti al Parlamento, il presidente della Confindustria ha ammesso che «in Corea del Sud, quando il governo chiede qualcosa è difficile dire di no». La Park è stata sospesa dai suoi poteri in attesa della sentenza, ma ha rifiutato di dimettersi e promesso di dare battaglia. Non è detto che la sua sorte sia segnata: sei dei nove membri della Corte costituzionale appartengono al suo partito, e potrebbero addirittura assolverla in tempo perché possa ricandidarsi alle elezioni dell'anno venturo.
La crisi culminata nell'impeachment si trascinava da circa due mesi, tra rivelazioni scandalose, scoop giornalistici, accuse pesantissime e le più imponenti manifestazioni di protesta nella storia del Paese, 1,7 milioni di persone in piazza. La Park, fedele alleata degli Usa, fermissima nei rapporti con la Corea del Nord e molto conservatrice in politica interna, era, ancora prima della destituzione, il capo dello Stato più impopolare di sempre per le voci sulla sua corruzione e i metodi autoritari. Ma è stata la rivelazione dei suoi rapporti con Choi a fare traboccare il vaso, tanto che ben metà dei deputati del suo partito hanno finito per votarle contro. A difenderla rimangono ormai solo i cittadini più anziani, che nel 2013 l'avevano eletta soprattutto nel ricordo di suo padre, assassinato nel 1979 e considerato una specie di padre della patria.
Il posto di Park Geun-Hye è stato preso temporaneamente dal suo primo ministro, Hwang Kyo-Ahn, ma il potere è fortemente indebolito da un'inchiesta che ha portato alla luce un'incredibile rete di corruzione, connivenze e illeciti scambi di favori tra la nomenklatura politica conservatrice e le grandi multinazionali.
Il voto dell'anno venturo potrebbe a questo punto veder favorito il candidato progressista, assai più lontano dall'America, più vicino alla Cina e meno ostile nei confronti di quella Corea del Nord che per il suo arsenale nucleare è la più grave minaccia per la stabilità di tutta l'area del Pacifico. Con l'imminente cambio della guardia alla Casa Bianca e la nuova incertezza nei rapporti Usa-Cina creati da Trump, il vuoto di potere a Seul non avrebbe potuto arrivare in un momento peggiore.
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