Manovra, l'azzardo di Renzi. In deficit sfidando il "no" Ue

Il premier continua con gli annunci sulla legge di Stabilità nonostante i ripetuti stop di Bruxelles. Ma il suo intento è incassare una bocciatura per addossare le colpe dei suoi fallimenti all'Europa

Manovra, l'azzardo di Renzi. In deficit sfidando il "no" Ue

Matteo Renzi scherza con il fuoco. A ogni annuncio che il presidente del Consiglio fa sulle misure della legge di Stabilità, risponde, colpo su colpo e in maniera tutt'altro che favorevole, l'Ue. Passi pure la politica economica espansiva per stimolare la crescita, ma il governo non può farla in deficit. Questo il messaggio continuamente ribadito. Lo hanno detto, con le buone, a Renzi, il presidente della Commissione Ue, Juncker; i commissari Moscovici e Dombrovskis; sono stati sfornati studi ad hoc per mettere in allerta il premier; persino la Bundesbank è scesa in campo, venerdì, a gelare i sogni di gloria in deficit. Ma a lui non interessa, va avanti come un treno, annuncio dopo annuncio. Un rilancio continuo. E all'Europa, il presidente del Consiglio, non risparmia neppure brusche reazioni. Decido io la politica economica dell'Italia e di quello che dice Bruxelles me ne infischio. Peccato che Bruxelles, però, entro fine novembre la legge di Stabilità dovrà vagliarla e valutarla, e non è escluso che gli «euroburocrati» insultati dal premier aprano una procedura di infrazione. Forse è proprio questo che vuole il premier. Renzi sta montando il suo conflitto con l'Europa per giustificare il fallimento. Di tutte le misure annunciate non ne attuerà una perché non ha le risorse. Ma piuttosto che ammettere di averla sparata grossa dirà che è stata l'Ue a bloccarlo, con i suoi no.

Così Renzi pensa di incassare un doppio dividendo: quello dell'effetto annuncio, con cui coccola gli elettori; e quello dell'antieuropeismo, che sfodererà quando i progetti falliranno. Andrà dagli italiani a dire che è l'Europa la causa dei nostri mali. Ma il problema è solo lui. La sua arroganza, la sua conoscenza solo superficiale delle regole e dei dossier.

1)Nella legge di Stabilità vuole cancellare le tasse sulla prima casa, ha copiato il nostro programma. Il punto è che Renzi si appresta a fare una partita di raggiro: dal momento che non ha le coperture, taglierà le tasse sulla prima casa e alzerà tutte le altre, con relativo aumento complessivo della pressione fiscale, come ha già fatto con gli 80 euro.

2)Nella legge di Stabilità il premier intende inserire un piano di investimenti da 5 miliardi per il 2016, a cui si aggiungerebbe un cofinanziamento di pari importo dall'Ue, per ottenere 3-4 decimali di «flessibilità». Con che faccia Renzi va a dire in Europa di voler spendere 5 miliardi di Fondi strutturali del Bilancio europeo 2014-2020 quando ancora ci sono 10 miliardi non spesi del precedente periodo? Che credibilità può avere in Europa un premier che chiede di spendere fondi che fino a oggi ha perso? Cosa succederà poi se gli investimenti non vengono effettuati o slittano? Per il governo viene meno la possibilità di usufruire della flessibilità. Quindi, ben che vada, il prode Renzi può contare su due-tre miliardi. Spiccioli.

3)Con la legge di Stabilità intende disinnescare le clausole di salvaguardia ed evitare l'aumento dell'Iva e delle accise sulla benzina dal 2016. Il conto ammonta a 17 miliardi. Il premier continua a sostenere che le risorse saranno reperite attraverso la spending review . Purtroppo, però, come hanno notato anche i tecnici del Servizio Bilancio del Senato, nessuno ha idea di come sarà articolata. E per coprire riduzioni di gettito certe Renzi e i suoi non possono ricorrere a entrate incerte. A meno che il governo non decida di fare ricorso al taglio delle tax expenditures , che significa aumento della pressione fiscale complessiva.

4)Se le risorse derivanti dalla spending review non dovessero essere sufficienti la manovra si farà in deficit. Fino a 17 miliardi di flessibilità: 0,4% facendo ricorso alla clausola delle riforme; 0,4% invocando la clausola degli investimenti; 0,2% per l'emergenza immigrazione. Il tutto messo nero su bianco, per Renzi, dalla Commissione Ue nella comunicazione del 13 gennaio per sfruttare al meglio la flessibilità consentita dalle norme del Patto di stabilità, che sarebbe frutto del lavoro svolto dal premier nel semestre di presidenza italiano dell'Ue. Balla sesquipedale.

5)A questo riguardo, ricordiamo a Renzi che quella comunicazione, da lui citata mercoledì a Montecitorio al question time, altro non è che la formalizzazione ultima del processo di «alleggerimento» del Fiscal Compact cominciato nel 2010 con il governo Berlusconi, finalizzato all'ottenimento di margini di flessibilità negli obiettivi di bilancio.

6)La doccia fredda per Renzi è che alle clausole di flessibilità previste dall'Ue il governo non può far ricorso perché l'ha già utilizzate l'anno scorso e non ci sono più circostanze eccezionali.

7)E Renzi non può invocare neanche la clausola degli investimenti perché il fiscal compact impone che chi ne fa ricorso abbia un andamento discendente del debito. Quanto alla clausola immigrazione, non se ne è ancora neppure discusso in Europa.

Abbiamo il compito di svelare il doppio azzardo morale di Renzi. Un doppio imbroglio che ridicolizza Renzi in Europa e nel mondo.

Il conto sarà fatto pagare all'Italia. Un'Italia imbrogliona, la solita Italietta, inesistente dal punto di vista geo-politico che non rispetta le regole. Un prezzo che non siamo disposti pagare per l'insopportabile sete di potere del nostro premier.

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