Roma Ci sono occasioni in cui le trame del destino sono «leggibili» a occhio nudo. Una di queste è il malore che ha colpito Umberto Bossi riportandolo, suo malgrado, protagonista della cronaca politica. Questo nuovo ricovero avviene negli stessi giorni in cui il governo deve affrontare lo spinoso dossier autonomie. Spinoso perché la coalizione è spaccata: da un lato c'è la Lega che spinge per accordare alle tre Regioni richiedenti l'autonomia richiesta (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) dall'altro c'è il Movimento 5 stelle che fa della difesa del suo bacino elettorale meridionale uno dei cardini della sua azione politica.
Ovviamente Roberto Maroni, compagno di tante battaglie federaliste a fianco del Senatùr e antagonista interno del nuovo segretario della Lega Matteo Salvini, sfrutta l'occasione per un piccolo ma puntuto memorandum all'indirizzo del vicepremier e ministro degli Interni. «Caro Matteo, non farti fregare: se Di Maio dice no all'autonomia esci dal governo. È un atto dovuto al grande Umberto e alla nostra storia». Si tratta della chiusa della rubrica Barbari foglianti che Maroni tiene sul giornale fondato da Giuliano Ferrara e apparso ieri con il titolo (in verde) «Mai mula'».
«Mai mula'» è, come ricorda l'ex governatore della Lombardia (ed ex ministro degli Interni, proprio come Salvini), «l'urlo di battaglia del popolo leghista». Ora, scrive Maroni, questo slogan torna «di grande attualità per due fatti molto diversi ma collegati tra loro: l'avvio del percorso romano sull'autonomia, che si rivela piuttosto accidentato, e il malore improvviso che ha colpito Umberto Bossi (padre putativo dell'autonomia) con un ricovero d'urgenza in ospedale». «Ora come allora ti sono vicino, Umberto: mai mula'», ribadisce. «Bossi, si sa - prosegue -, non ama molto la nuova Lega salviniana, che ha tolto dal simbolo la parola Nord. Ma da leghista vero continua a lottare per la causa, quel federalismo compiuto che partirebbe proprio con l'autonomia differenziata di cui si discute ora».
«Sarà un caso - fa notare - ma nello stesso giorno del malore di Bossi il suo successore Salvini porta in Consiglio dei ministri l'intesa sull'autonomia rafforzata del lombardo-veneto. O meglio, tenta di portare, perché sull'autonomia si scatena l'ira funesta dei ministri grillini (che la osteggiano)».
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