Mattarella gioca la Carta contro la manovra: "Equilibrio sul bilancio"

Il Colle cita la Costituzione, monito a Camere e governo. Visco: doveroso ridurre il debito

Mattarella gioca la Carta contro la manovra: "Equilibrio sul bilancio"

Roma Una manovra in deficit? Una legge di bilancio da 40 miliardi? Neanche per sogno, dice un furioso Sergio Mattarella, non la reggiamo, «la Costituzione richiede conti in ordine». Visto che la moral suasion non è bastata e che l'argine di Giovanni Tria è franato alla prima ondata, ecco che il capo dello Stato è costretto a scendere in campo contro la «manovra del popolo» fissando confini precisi. La Carta fondamentale, spiega, «rappresenta la base e la garanzia della nostra libertà, della nostra democrazia» e all'articolo 97 «dispone che occorre assicurare l'equilibrio di bilancio e la sostenibilità del debito pubblico». Quindi, niente spese pazze e attenti alla speculazione. Ma Salvini risponde così: «Tranquillo presidente, l'equilibrio c'è. E di Bruxelles me ne frego». Di Maio gli fa eco: «Non deve preoccuparsi, la manovra è fatta in modo da ridurre poi il debito».

Ma Mattarella è seriamente preoccupato per le iniziative del governo e le prospettive economiche del Paese. Trattare con l'Europa un po' di flessibilità è possibile, dichiarare guerra ai mercati è un suicidio. Così, alla prima occasione disponibile, un incontro con i partecipanti all'iniziativa «Viaggio in bicicletta intorno ai 70 anni della Costituzione Italiana», torna sull'argomento invitando la maggioranza a pedalare. L'equilibrio di bilancio, ripete, serve «per tutelare i risparmi dei nostri concittadini, le risorse per le famiglie e per le imprese, per difendere le pensioni, per rendere possibili interventi sociali concreti ed efficaci». E ancora: «Avere conti pubblici solidi e in ordine è condizione indispensabile di sicurezza sociale, soprattutto per i giovani e il loro futuro».

Un monito forte nel contenuto e garbato nei toni, com'è nello stile del presidente e anche nell'ottica di una trattativa che, al di là degli annunci e delle feste sul balcone di Palazzo Chigi, per il Colle è tutt'altro che conclusa. In queste ore molti si chiedono se alla fine Mattarella firmerà la manovra giallo-verde o la respingerà, ma al Quirinale la considerano una questione prematura dato che c'è ancora tempo e che la Finanziaria deve comunque essere esaminata dal Parlamento. Il presidente si esprimerà ufficialmente solo davanti a un testo definitivo, che nel frattempo potrebbe cambiare. Certo, potrebbe pure peggiorare.

Da qui la necessità di fissare punti fermi, tirando in ballo la Costituzione e la conseguente difesa del potere d'acquisto delle famiglie, sperando che il governo riveda i conti. Ma il negoziato è aperto, come fa capire pure il governatore Ignazio Visco. «Non si devono esprimere valutazioni adesso perché è troppo presto, non sappiamo abbastanza, ma la Banca d'Italia ha già fatto presente che c'è bisogno di favorire gli investimenti pubblici e privati e seguire una traiettoria di riduzione del debito dello Stato».

Le prime risposte a Mattarella non sono incoraggianti. «Stia tranquillo il presidente - replica Salvini - dopo anni di manovre economiche imposte dall'Europa che hanno fatto esplodere il debito pubblico finalmente si cambia rotta e si scommette sul futuro e sulla crescita.

La Costituzione impedisce forse di cambiare la legge Fornero, di ridurre le tasse alle partite Iva e alle imprese, di aumentare le pensioni di invalidità, di assumere migliaia di poliziotti, carabinieri e pompieri, di aiutare i giovani a trovare un lavoro? Non mi pare». Quanto all'Europa, «se dicono che non lo posso fare, me ne frego e lo faccio lo stesso».

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