Qualcuno l'ha chiamata norma SalvaUnità altri Soccorso rosso per Concita . L'emendamento «incriminato» è quello approvato ieri dalla commissione Giustizia della Camera. In caso di fallimento delle proprietà di testate di giornali, quando direttore e giornalisti si vedono costretti a dover pagare di tasca propria eventuali risarcimenti a favore dei diffamati si potranno comunque rivalere sulla proprietà fallita divenendo loro stessi creditori.
Il principio è giusto e assolutamente condivisibile ma, lamentano alcuni, viene sancito ora soltanto dopo la denuncia del caso Unità , attraverso una modifica del provvedimento sulla complessiva riforma della diffamazione a mezzo stampa, tesa ad escludere il carcere per i giornalisti.
Dopo il fallimento della testata circa un anno fa infatti l'ex direttore Concita De Gregorio e alcuni giornalisti si sono visti pignorare case e stipendi perché la proprietà, la Nie, non paga. Immediatamente è spuntato questo emendamento a firma del relatore del provvedimento, Walter Verini, capogruppo del Pd in commissione ed ex braccio destro di Walter Veltroni che pure fu direttore dell' Unità . Verini ha sempre negato che si tratti di una norma ad personam visto che tutelerà tutti i giornalisti in situazioni simili. Ma non la pensa così ad esempio Nicola Molteni della Lega che ieri si è astenuto dalla votazione in commissione.
«Quell'emendamento è stato ritagliato in modo sartoriale per una vicenda specifica - dice Molteni -. È stato cucito per il caso Unità e dunque per questo la Lega ha deciso di astenersi». Stessa scelta per i grillini che pure hanno visto approvato il loro subemendamento a corredo di quello di Verini.
Quando la norma è stata messa sul tavolo dal Pd molti giornalisti che in passato avevano già subito il pignoramento dello stipendio non hanno potuto fare a meno di notare la differenza di trattamento. Franco Bechis, oggi vicedirettore di Libero , raccontò di aver ricevuto solo una inconsistente solidarietà da colleghi e sindacalisti quando ad essere pignorato era stato il suo stipendio.
A favore dell'emendamento ha votato la maggioranza e anche Forza Italia perché, spiega Luca D'Alessandro, «è una norma che tutela tutti i giornalisti e rientra in un provvedimento a tutela della libertà di informazione». Con questa modifica però sarà necessario un ulteriore passaggio in Senato che, se non saranno introdotte modifiche, darà il via libera definitivo al provvedimento. Il testo rivede la normativa sulla diffamazione e prevede la cancellazione della pena del carcere per questo tipo di reato.
Tra le altre novità sono previsti inasprimenti di sanzioni per le querele temerarie, volte ad intimidire testata e giornalista. Infine la causa di non punibilità nel caso di pubblicazione integrale della rettifica richiesta che tutela sia il diritto a non essere diffamati sia la libertà del giornalista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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