Meloni difende la manovra: "Da noi scelte responsabili"

Le comunicazioni della premier sul Consiglio Ue: "Il Patto deve sostenere la crescita, ratifica del Mes non in agenda"

Meloni difende la manovra: "Da noi scelte responsabili"
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«Il governo ha dimostrato credibilità in questo anno con politiche fiscali e di bilancio serie e responsabili, che hanno incontrato la fiducia sia dei risparmiatori italiani». Il premier Giorgia Meloni, nelle comunicazioni di ieri a Senato e Camera sul Consiglio Ue di oggi, ha sottolineato il carattere prudente delle scelte di politica economica adottate negli ultimi 12 mesi, testimoniato dal «successo riscontrato dell'emissione dei nostri titoli di Stato», da «Piazza Affari tornata ai livelli pre-crisi 2008» e dallo spread «stabilmente al di sotto» dei livelli antecedenti al suo insediamento a Palazzo Chigi.

Le polemiche successive alla presentazione della manovra 2024 sono così state sinteticamente rispedite al mittente. Anche quelle relative all'innalzamento dell'aliquota Iva dal 5 al 10% sui prodotti per prima infanzia e sugli assorbenti femminili. «Abbiamo deciso di non rinnovare questa misura perché non ha funzionato; il taglio non ha prodotto gli effetti sperati», ha replicato asserendo che «quando una cosa non va bene ci se ne assume la responsabilità». Allo stesso modo, l'esecutivo e la maggioranza stanno ragionando sulla possibilità di apportare modifiche a Quota 104, la nuova formula di anticipo pensionistica che dal 2024 consentirà di ritirarsi con penalizzazioni a 63 anni di età e 41 di contributi ma con penalizzazioni. L'obiettivo è renderla un po' meno disagevole.

La prudenza, comunque, è obbligatoria anche perché a Bruxelles si chiede all'Italia un surplus di attenzione sui conti pubblici visto l'elevato livello del debito pubblico. Non a caso il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe (vicino ai «falchi») ha scritto al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, chiedendo «un rapido accordo sulle regole di bilancio» in quanto «essenziale per il buon funzionamento dell'Unione economica e monetaria». Anche su questo punto Meloni è stata inequivoca. «Le nuove regole, ha scritto, «devono mirare ad una riduzione del debito in modo graduale e sostenibile, solo così potranno essere credibili e applicabili, superando gli errori del passato», ha dichiarato affermando che «il Patto deve essere di crescita e stabilità e non il contrario».

Non è un caso che la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni di Meloni auspichi la riattivazione delle «clausole di salvaguardia» del Patto (cioè la sua sospensione) «laddove ricorrano le condizioni» in caso di mancato accordo. Allo stesso modo, il presidente del Consiglio ha ribadito che il Mes «non è oggetto della discussione del Consiglio europeo», respingendo le sollecitazioni di Donohoe, che è tornato ad auspicare la ratifica italiana «il prima possibile».

Ma ci sono altri numeri che motivano la scelta di fondare i capisaldi della legge di Bilancio su taglio del cuneo, rimodulazione dell'Irpef e bonus sociali. Nel 2022 in Italia 2,18 milioni vivevano in povertà assoluta, incapaci di soddisfare i propri bisogni essenziali. Rappresentavano l'8,3% del totale (7,7% nel 2021), ma nel Mezzogiorno erano il 10,7 per cento.

Il rapporto annuale dell'Istat ha evidenziato che a livello individuale oltre 5,6 milioni di persone erano in condizione di povertà assoluta, 357mila in più dell'anno precedente. I minori poveri: sono 1,27 milioni, il 13,4% rispetto (12,6% nell'anno precedente).

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