Meloni e i contatti con gli altri leader: soluzione politica. Il punto con il Colle

Telefonate con Macron, Starmer, Merz Carney e i big dei Paesi dell'area mediorientale. Poi sente Schlein e a sera il colloquio con Mattarella

Meloni e i contatti con gli altri leader: soluzione politica. Il punto con il Colle
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da Roma

L'Italia, come gli altri partner europei, non viene preventivamente informata delle intenzioni degli Stati e la notizia dei raid aerei condotti nella notte dagli Stati Uniti contro l'Iran arrivano a Palazzo Chigi tramite canali militari. L'intervento americano, peraltro, per quanto non scontato era uno scenario ormai considerato plausibile, soprattutto dopo che Donald Trump ha deciso di spostare sei bombardieri B-2 stealth dalla base aerea di Whiteman in Missouri all'isola di Guam nel Pacifico occidentale. Ragione per cui, dice il ministro della Difesa Guido Crosetto, "la notizia non ci ha colto di sorpresa".

Giorgia Meloni segue l'evolversi della situazione dalle prime ore dell'alba. A metà mattina convoca una conferenza telefonica con i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Crosetto e Giancarlo Giorgetti (Economia), i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari e i vertici dell'intelligence. I presenti analizzano la situazione dei siti iraniani dopo gli attacchi e ribadiscono come l'obiettivo prioritario resti quello di non far costruire a Teheran l'arma nucleare. Ma c'è, ovviamente, la consapevolezza del fatto che la decisione di Washington di attaccare l'Iran porta a un cambiamento radicale dello scenario strategico in Medio Oriente. "Si apre una crisi molto più ampia, la cui evoluzione desta forte preoccupazione", spiega Crosetto. E, aggiunge, "le prossime 48-72 ore costituiscono una fase particolarmente delicata", nella quale "non si possono escludere azioni ritorsive da parte dell'Iran", anche sotto forma di attacchi asimmetrici o di blocchi strategici, come "la possibile interruzione della navigazione nello Stretto di Hormuz". Ma è evidente che il timore è anche per eventuali ritorsioni sul territorio italiano, con il Viminale che ha innalzato il livello di allerta terrorismo. Sono oltre 29mila gli obiettivi sensibili sottoposti a vigilanza, di cui circa 10mila sono infrastrutture critiche e un migliaio riguardano interessi statunitensi e israeliani. Comprese le basi militari americane e Nato. Che "al momento non sono direttamente coinvolte" nelle operazioni militari contro Teheran, assicura Luciano Portolano, capo di Stato maggiore della Difesa. Per farlo, sulla base di una Convenzione del 1951, serve comunque un autorizzazione del governo italiano e per il momento, spiega Tajani, da Washington non c'è stata alcuna richiesta in questo senso.

Nel corso della giornata, Meloni sente numerosi capi di Stato e di governo, sia occidentali che dell'area mediorientale. Tra questi il francese Emmanuel Macron, il tedesco Friedrich Merz, il britannico Keir Starmer e il canadese Mark Carney, presidente di turno del G7. In ambito regionale, la premier ha invece contatti con Mohammad bin Salman (Arabia Saudita), Mohamed bin Zayed Al Nahyan (Emirati Arabi Uniti) e Tamim bin Hamad al-Thani (Quatar). E con tutti gli interlocutori - riferisce una nota di Palazzo Chigi - viene condivisa "la necessità di lavorare per una rapida ripresa dei negoziati tra le parti", così da "evitare un ulteriore allargamento del conflitto e giungere a una soluzione politica della crisi".

La premier ha uno scambio anche con la segretaria del Pd Elly Schlein, con cui condivide

l'impegno a non inasprire i toni durante le comunicazioni di oggi alla Camera. E nel tardo pomeriggio chiama anche Sergio Mattarella, per tenerlo informato dei contatti avuti in giornata e fare il punto della crisi con il capo dello Stato.

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