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Meloni, rientro da mamma dopo l'exploit americano

La visita negli Usa è un passaggio decisivo. "Non sono un mostro, per me parlano i risultati"

Meloni, rientro da mamma dopo l'exploit americano

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La foto immortala un momento di tenerezza fra una mamma e la sua bambina. Giorgia Meloni l'ha voluta condividere ieri mattina, di ritorno dalla sua visita istituzionale a Washington - la prima da premier, la prima di una donna capo del governo italiano, la prima di un capo del governo di destra.

Un viaggio di tre giorni intenso, e anche faticoso, ma che sarà gravido di effetti, per il Paese e per la politica. Il presidente Joe Biden è stato prodigo di elogi per un'interlocutrice che, con la linea tenuta sull'Ucraina, ha conquistato la sua fiducia inducendolo a superare lo scetticismo iniziale, quello tipico di un «dem americano» verso la destra. «Sono sicura che qualcosa sia cambiato - ha detto Meloni in un'intervista alla Fox - come è accaduto per altri leader nel mondo. Sono stata descritta come un mostro che non sono».

Giorgia Meloni ha acquisito un rango da alleata di primo piano degli Usa. E nel suo rientro in Italia c'è la dimensione privata insieme a quella pubblica di un leader al massimo del gradimento. L'immagine pubblicata su facebook ritrae Giorgia abbracciata alla figlia, a bordo dell'aereo che le riporta a Roma. «Io e te, che affrontiamo il mondo mano nella mano» ha scritto la mamma-presidente, e la foto a metà giornata era stata commentata 20mila volte, e aveva ricevuto oltre 100mila «like».

Sta davvero affrontando il mondo, la presidente del Consiglio. Affronta le questioni aperte sull'agenda internazionale, e lo fa con un'idea in testa, un disegno che, dopo gli ardori sovranisti degli anni passati, la vede collocarsi fra gli esponenti di una destra europea conservatrice ma integrata nell'Ue, oltre che nella Nato, di cui è un alfiere.

Gli Usa e l'Occidente sono impegnati in un passaggio delicato, fra la guerra russa in Ucraina, le intemperanze cinesi nel Pacifico, e il calendario segna il 2024 come anno di elezioni per la Casa Bianca. La premier italiana ha un orizzonte istituzionale più lungo di Biden - fino al 2027, salvo imprevisti - e la visita negli «States» è stata un successo che solo i faziosi di casa nostra possono negare. La stampa progressista americana ha dovuto riconoscerlo. E ieri anche il britannico «Financial Times» ha ammesso che «il calore umano» con Biden «è apparso genuino» e che Meloni ha dimostrato di essere un «solido alleato», anche se - ha aggiunto - avrebbe «un'agenda interna che dovrebbe mettere a disagio molti interlocutori».

In tema di mercati internazionali, Meloni ha ancora qualcosa da ridire. «Ci sono degli errori che abbiamo fatto nella globalizzazione. Avevamo pensato che il libero commercio senza regole avrebbe risolto i nostri problemi» - ha detto in nell'intervista a Fox - «Non è successo. E sistemi che erano non democratici sono involuti istituzionalmente».

Sul tema incandescente della Via della seta, l'accordo con Pechino che a fine anno dovrà essere confermato - o meno - a Washington non ci sono stati annunci tranchant, ma è andata profilandosi una uscita soft, senza rotture. «Non ho ancora deciso» ha detto - «si possono avere buone relazioni con la Cina anche senza la Via della Seta che è qualcosa che secondo me va discussa con il governo cinese, all'interno di quello italiano e nel parlamento. Prenderemo una decisione prima di dicembre».

Nel disegno di Giorgia, l'Italia che fa una scelta di campo precisa, e coerente, deve avere un peso maggiore, su varie partite, in primo luogo nel Mediterraneo. Aiuti alla Tunisia, dunque, e lotta ai trafficanti, per fermare l'invasione illegale. «Queste organizzazioni stanno diventano sempre più potenti. Non possiamo consentire alla mafia di decidere chi arriva nei nostri Paesi». «L'Africa - ha aggiunto - non è un continente povero. Ha molte risorse».

«C'è bisogno di cambiare approccio - spiega - portare investimenti». «Un approccio che sia utile per entrambi»

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