Mente per salvare l'amante e in prigione finisce lui

Mente per salvare l'amante e in prigione finisce lui

Ha preso un anno e quattro mesi di reclusione ma ha mentito per salvare l'onore del suo amore. La moglie? No, l'amante. È quello che è successo a un impiegato cinquantenne di Lucca condannato per falsa testimonianza che all'epoca del fattaccio aveva una relazione con una donna sposata di dieci anni più giovane. Convocato come testimone nella causa di separazione smentì la versione del marito che sosteneva che il tradimento della moglie andava avanti da tempo. Voleva l'addebito per la signora, ma l'amante, sprezzante del pericolo, disse no.

Non poteva sapere che il coniuge aveva ingaggiato un detective per sbugiardarlo con foto e prove inequivocabili rovesciate sul tavolo del giudice. Così nei guai con la legge c'è finito lui. Lo dicevano del resto anche gli antichi: l'amore è una prigione.

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