Messaggio di Di Maio ai Cinque stelle: qui comando ancora io

Lo zampino di Di Maio dietro il no al patto col Pd in Campania. Ha diretto i suoi da Roma

Messaggio di Di Maio ai Cinque stelle: qui comando ancora io

Luigi Di Maio affossa con un sms la mozione Fico (accordo Pd-M5s) per le regionali in Campania. Domenica il ministro degli Esteri era a Roma, nel suo ufficio alla Farnesina, per seguire il dossier Coronavirus. Ma con la testa era a Napoli, all'hotel Ramada, dove si teneva un'infuocata assemblea dei Cinque stelle. Ufficialmente, dal 22 gennaio, giorno delle dimissioni da capo politico, Di Maio non ha più alcun potere di indirizzo nel Movimento. Dovrebbe essere Vito Crimi, il reggente dei Cinque stelle, a indicare la strada sulle alleanze. Ma all'ex leader grillino bastano due tre messaggini WhatsApp spediti dal cellulare per dettare la linea sulle regionali in Campania.

L'ex capo dei Cinque stelle consuma la vendetta (la prima) contro il fuoco a amico. Dal quartiere generale della Farnesina, il ministro degli Esteri segue, grazie agli aggiornamenti che arrivano sul cellulare da parte dei fedelissimi, il dibattito che va in scena a Napoli. L'ex leader ordina (via sms). La corte esegue. È una disfatta per il presidente della Camera Roberto Fico, seduto in prima fila e sostenitore del patto Pd-Cinque stelle per le regionali. Le parole di Fico, al termine dell'assemblea, esprimono bene la delusione per la sconfitta politica: «Così ci consegniamo all'irrilevanza politica». Sembra un tiro al piccione: parla Valeria Ciarambino, capogruppo dei Cinque stelle in Regione Campania. Poi è il turno degli altri parlamentari. Il copione è identico: no all'accordo con i dem. Di Maio gode. Esulta. Assiste da lontano alla prima caduta del «nemico». Le comunicazioni tra Di Maio e i fedelissimi (presenti alla riunione di Napoli) vanno avanti per tutta la giornata. Alla fine è un plebiscito: il 90 % degli attivisti boccia l'accordo giallorosso per le regionali. Di Maio incassa la prima vittoria da ex capo dei Cinque stelle. E già prepara la vendetta finale. Il piano del ministro degli Esteri va oltre l'appuntamento delle regionali. L'ex vicepresidente della Camera ha un obiettivo: dimostrare che anche senza di lui il Movimento va male negli appuntamenti locali. Mettere i detrattori davanti un dato: Di Maio non è il responsabile del crollo elettorale del M5s. E c'è un solo modo per dimostrarlo: imporre la corsa solitaria alle regionali. Anche in Campania, la regione dove è più forte la spinta verso l'intesa con il Pd. Di Maio vuol arrivare agli Stati generali con un Movimento in ginocchio. «A quel punto - spiega un parlamentare vicino all'ex (per ora) capo politico andranno dal ministro degli Esteri a chiedere di riprendere la guida del Movimento».

Intanto, aumentano i malumori contro Davide Casaleggio per il contributo di 300 euro, che ogni eletto versa mensilmente per la gestione della piattaforma Rousseau. Gli eletti chiedono che la gestione della piattaforma passi nelle mani dei gruppi parlamentari. Casaleggio jr, intercettato dai microfoni di Fanpage e del FattoQuotidiano.it a pochi passi da Montecitorio, respinge le accuse: «Io non ricevo nessun fondo. Da 15 anni lavoro gratuitamente per il M5s, ho sviluppato Rousseau in modo completamente volontario. Quindi quel contributo deve rimanere. Adesso è utile per lo sviluppo della piattaforma».

Ma Emanuele Dessì, uno dei senatori grillini che sta portando avanti la guerra contro Casaleggio, rilancia: «Rousseau deve essere controllata dai parlamentari». Evidenziando l'equivoco di fondo: «Io non sono iscritto a Rousseau. Se mi chiedi ti vuoi iscrivere a Rousseau?, io dico che non me ne frega nulla. Se mi chiedi ti vuoi iscrivere al M5s? ti dico sì».

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