Migranti, ius soli e Unione europea: Zingaretti rischia il flop

Il manifesto programmatico di Nicola Zingaretti continua a non tenere in considerazione quello che viene chiamato "sentimento popolare". Così il Partito Democratico rilancia il "partito dello straniero"

Migranti, ius soli e Unione europea: Zingaretti rischia il flop

Il Partito Democratico di Nicola Zingaretti, stando a quello che era stato annunciato, doveva cambiare spartito. Il programma doveva sì riguardare le tematiche tipiche dei progressisti nostrani, ma pure ritrovare la spinta operaistica e il contatto con il popolo. Tornare a Berglinguer, insomma, per evitare l'estinzione. Queste caratteristiche, in generale, fanno parte del libretto d'istruzioni che la sinistra ha scritto per tornare a essere maggioritaria. Vanno abbandonati - dicono - il neoliberismo sfrenato e una certa aderenza con le élite economico - finanziarie. L'intellettuale Federico Rampini sta criticando il centrosinistra italiano per quello che è diventato. Una delle definizioni che più utilizza è: "il partito dello straniero". La "nuova sinistra" è quella delle battaglie ecologiste e del reddito universale garantito a tutti coloro che non lavorano. Alexandria Ocasio Cortez dirige l'orchestra del rinnovamento. Eppure, guardando a quello che il nuvo segretario del Pd sta proponendo, la partitura assegnata all'orchestra non sembra essere stata modificata di una virgola.

C'è l'ambientalismo di Greta Thunberg nel nuovo pantheon idealistico. L'ideologia ecologista, quella per cui l'uomo occidentale deve provare un forte senso di colpa, viene cavalcata come istanza novatoria. Sulla gestione dei fenomeni migratori, il mantra offerto alla platea è sempre uguale a se stesso: bisogna accogliere i migranti, bisogna costruire ponti e bisogna superare la paura. Diviene necessaria, di rimando, pure l'approvazione dello ius soli, che il Partito Democratico continua a ritenere un provvedimento giuridico essenziale del Belpaese che verrà. Un'analisi dettagliata della mancata rivoluzione del manifesto programmatico dei Dem è stata pubblicata sull'edizione odierna de La Verità. Alcune formazioni socialdemocratiche continentali, pure in vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio, hanno parzialmente modificato la narrativa sull'Unione europea. Quello che la politologia chiama "unioneuropeismo" può essere smussato. Il fine è andare incontro al pensiero pragmatico dei "penultimi", ma dalle parti nostre no. L'adesione alle istitutizioni sovranazionali per come sono state immaginate rimane una formula imprescindibile. Basti guardare come, nella lista del Pd di Zingaretti per il rinnovo del Parlamento europeo, abbia trovato spazio una come Beatrice Covassi, che è il vertice della Rappresentanza in Italia della Commissione europea.

Nicola Zingaretti è il maestro di una rappresentazione lirica cantata da tenori che abbiamo già ascoltato, il cantore di un'elegia che narra gesta già ricusate dal popolo italiano.

Negli Stati Uniti, gli elettori e i simpatizzanti democratici guardano con attenzione alla sinistra dei bartenders, alla dialettica tra Bernie Sanders e i ceti meno abbienti e alla "nuova primavera democratica" di Pete Buttigieg. Il Partito Democratico italiano non si è mai allontanato, non inaugurando quindi una fase posti-deologica, dalla filiera Clinton - Obama.

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