Roma - Gli smartphone si scaricano e i migranti occupano il centro di accoglienza. È successo a Roma, ieri mattina, nell'ex hotel «Il Gelsomino» di largo Perassi, al quartiere Aurelio. Protagonisti i circa duecento ospiti del centro, che non avendo ricevuto il «pocket money» utilizzato per ricaricare i telefonini, verso le otto del mattino hanno deciso di barricarsi per protesta all'interno della struttura, impedendo l'accesso a chiunque, compresi i responsabili del centro.
Il Cas Aurelio, aperto a ottobre del 2016 per ospitare 225 richiedenti asilo, era già stato quasi subito teatro di una protesta simile, sempre scatenata dal mancato pagamento della «diaria», offerta in voucher dalla cooperativa Sinergy che gestisce il centro, ma chiesta in contanti dai migranti. Che già dall'autunno di due anni fa lamentavano la difficoltà nel connettersi a internet, elemento che aveva prodotto altre proteste e la richiesta di fornire la copertura wi-fi nei locali dell'ex hotel.
Proprio i «giga» mancanti, ieri mattina, hanno riacceso le proteste. Con l'intervento della polizia del commissariato Monteverde e dei responsabili della cooperativa, impegnati, insieme, per riuscire a convincere gli ospiti a rimuovere le barricate dall'ingresso al centro per poter riportare la situazione alla normalità. Cosa che è avvenuta verso ora di pranzo, quando sul posto è arrivato anche il leader della Lega, Matteo Salvini, che ha trasmesso in diretta su Facebook quanto stava avvenendo, incassando anche qualche protesta di un paio di dipendenti della coop, tra i quali una ragazza che passandogli accanto gli ha detto «vergognatevi». «Vogliono più soldi, invece di ringraziare», ha spiegato nel video Salvini, mostrando il parco con le pecore al pascolo che circondano la struttura e invitando a votare Carroccio alle prossime elezioni: «Chi non vota il 4 marzo accetta questa follia».
Ma la protesta ha incendiato anche la polemica di due esponenti locali di Fdi, il consigliere regionale Fabrizio Santori e Marco Giovagnorio del locale municipio, che avevano già contestato l'apertura del centro, un anno e mezzo fa, perché a loro dire «calato dall'alto» senza informare in nessun modo i residenti. E ieri i due sono tornati all'attacco, definendo la protesta una «intollerabile sommossa». I duecento barricati, per i due esponenti di Fratelli d'Italia, con la loro protesta avrebbero dato «uno schiaffo in faccia alla povertà di migliaia di italiani che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, che non hanno la fortuna di essere accolti nelle comode stanze di un albergo dove dormire al caldo d'inverno, e sono costrette a dormire per strada, al contrario dei migranti che le cooperative gestiscono».
Per i due, insomma, sarebbe auspicabile «dopo questa ennesima sollevazione e il solito atteggiamento intollerabile tenuto dagli ospiti» uno «sgombero del centro di largo Perassi», per «riportare serenità e vivibilità nel quartiere».
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