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Il «ministro» dei grillini: "Cambiare il Pil e sfidare l'Ue"

Il «ministro» dei grillini: "Cambiare il Pil e sfidare l'Ue"

Roma - «Se io oggi vengo con voi a mangiare da McDonald e poi faccio sesso con una prostituta il Pil sale. Se invece pranzo a casa e faccio l'amore con mia moglie il Pil non cresce». Usa una battuta del premio Nobel Joseph Stiglitz il ministro dello sviluppo economico in pectore dell'M5s, Lorenzo Fioramonti (a sinistra nella foto con Pasquale Tridico), per spiegare il suo punto di vista critico sull'indicatore delle moderne economie di mercato. Fioramonti è in una libreria di via nazionale, a Roma, per presentare Presi per il Pil - tutta la verità sul numero più potente del mondo, e accanto a lui, davanti a un centinaio di giornalisti e curiosi, c'è anche Pasquale Tridico, candidato ministro al Welfare M5s.

Di politica in senso stretto, però, qui si parla ben poco. Fioramonti anzi lo dice con chiarezza. «Parliamo di Pil, di reddito di cittadinanza. Ma delle prospettive per l'esecutivo, delle trattative con la Lega, scusatemi ma non ho nulla da dire». Di politico ci sono le sue posizioni così critiche con il Pil e con quello che rappresenta. E il suo augurio per l'obiettivo del prossimo governo «se ce ne sarà uno e chiunque sia a guidarlo»: «Abbiamo la possibilità di andare in Europa con il rigore delle nostre convinzioni. E far capire che se non cambiamo una struttura che rischia di soffocare se stessa, potremmo nel giro di una o due generazioni non avere più un'Europa». E per Fioramonti il segno - positivo - dei tempi è che almeno oggi c'è maggiore capacità di ascolto, e dunque «anche la possibilità di cambiare non solo le regole del gioco ma anche la possibilità di fare dell'Italia una protagonista di questo processo, e uno dei motori dell'innovazione, in Europa, per cambiare approccio».

La platea applaude, Fioramonti sorride e spiega: «Preferirei tornare a fare il professore il marito e il padre, se come sembra l'idea di andare oltre e di cambiare impostazione su pil e vincoli di bilancio e sulla lettura del debito pubblico che sia qualitativa e non solo quantitativa diventasse patrimonio di tutti».

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