Che mondo sarebbe senza Michele Ferrero? Ancora e sempre un mondo con la Nutella. Perché nessuno ne può fare a meno, dài, non mentire, mostra le dita (o meglio, il dito indice) della mano ancora reduci, intinte in quel dolcissimo inchiostro marrone che ci accompagna dall'infanzia.
Una leggenda? Niente affatto. È roba vera, prima in bicchiere floreale di cui si conservano cimeli e memorabilia, utilizzato per tenere felici i pupi e poi nel barattolo passato dal vetro alla plastica, ora addirittura con etichetta personalizzata, da tenere, come la palla di vetro con dentro la neve, sul comodino.
A sinistra, diceva cantando e canzonando Giorgio Gaber perché se la cioccolata svizzera è di destra, la Nutella è di sinistra. In questo caso diventa necessario il patto con il Nazareno, quello vero, Gesù Cristo che ci aiuti mentre la Nutella è come un blob che si avvicina, provoca, sfiora le labbra e poi approfitta della nostra ingordigia, delle nostre depressioni, della malinconia esistenziale, è l'assenzio dei nuovi secoli, è un viaggio lecito verso la massima soddisfazione, è il sollievo allo spleen della vita quotidiana, sempre meglio dell'aperitivo con il carciofo, sempre roba italiana.
Non c'è zona scoperta del mondo che non abbia posseduto e frequentato un barattolo, una monoporzione uso albergo trafugata durante il breakfast. La Nutella richiede la enne maiuscola, al riguardo ci fu un contenzioso paralinguistico con il Devoto Oli che, ahilui, ha inserito il marchio con la consonante minuscola. Nutella è presente nei testi di alcune canzoni, negli slogan pubblicitari, nei film, corti e d'autore.
La Nutella non si censura anzi è Lei a censurare, accadde con Michele Apicella, al secolo Nanni Moretti, titolo della pellicola Bianca . Moretti, completamente ignudo e solo nella cucina di casa, si avvicina al vaso alto metri uno, colmo di cioccolata da spalmare che ne nasconde le zone a rischio alla vista dello spettatore mentre Michele-Nanni spalma e lecca, spalma e mangia, in silenzio doveroso. Si narra che anche Alain Ducasse che sta a Masterchef come Dio alla religione, abbia nel suo ristorante, il Benoit a New York, un barattolo di chilogrammi cinque al quale attinga quando è in crisi di intuizioni gastronomiche. Secondo i dati forniti dall'Ocse ogni anno entrano in circuito quattrocentomila tonnellate di crema alla nocciola e cioccolato, forse visibili dalla Samantha Cristoforetti a meno che a bordo della sua stazione orbitante i kazaki di Bajkonur non abbiano messo nella cambusa della Soyuz la riserva necessaria. E Nutella sarà, dunque, compagna clandestina di notti tragiche, inseguendo il sonno, lei nascosta, dietro il formaggio, nella cella del frigorifero, pronta a strizzarci l'occhio, bastarda dentro e fuori, dolcissima come si deve, con cucchiaino o senza, con dito indice o senza, con pane raffermo o, atrocemente, spalmata su una pizza in bianco, isola del tesoro dei bambini, degli adolescenti, di uomini e donne di qualunque età, partito trasversale che unisce ma non riunisce perché va presa preferibilmente in solitudine, lontano dal clamore. Resiste a numerosi tentativi di imitazione, come la Settimana enigmistica , resta ferma nel secolo, invidiata. Nel gennaio scorso a Valenciennes, città di Francia, una coppia si è presentata all'anagrafe del Comune volendo registrare il nome della propria neonata: «Nutella».
L'addetto, in evidente imbarazzo diabetico, ha dirottato la pratica e il tribunale della famiglia ha respinto la richiesta, così la petite fille porta il nome di «Ella».
Roba tipica dei cocoricò francesi, ai quali gli girano di non averla inventata loro, docenti saccenti du chocolat . Ma l'abbiamo inventata noi, l'ha inventata una famiglia piemontese nei favolosi anni Sessanta.Su Michele Ferrero la terra sia lieve. E dolce, dolce, dolce.
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