Roma - Il giorno dopo il declassamento dell'Italia da parte dell'agenzia canadese di rating (da A a BBB) è il sistema di valutazione dell'affidabilità finanziaria così come l'abbiamo finora conosciuto a essere messo in discussione. Da una parte, infatti, la politica italiana chiede con ancor maggiore insistenza la creazione di un'agenzia europea, dall'altro lato a New York Moody's patteggia con il Dipartimento di Giustizia ammettendo parzialmente di aver gonfiato i giudizi delle emissioni legate a titoli subprime.
Dalla Lega Nord al Pd molti deputati e senatori hanno messo in evidenza come la misura della qualità del collaterale che le banche europee portano alla Bce in cambio di liquidità sia affidata a quattro agenzie di cui tre sono extraeuropee (S&P, Moody's e Dbrs, mentre Fitch ha origini inglesi). È un tema su cui il Parlamento europeo ha dibattuto spesso, ma sul quale la Commissione non ha mai fatto passi avanti demandando all'Esma, una sorta di Consob comunitaria, la stesura di regole che i signori del rating avrebbero dovuto applicare al fine di evitare potenziali conflitti di interesse. «È assurdo che ci sia una moneta unica, ma le banche sono ingabbiate da valutazioni per singolo paese, che vanno a ricadere sulle imprese e sui cittadini», ha commentato Lucio Malan (Fi). Questioni di economie di scala: il mercato obbligazionario europeo, titoli sovrani a parte, è troppo poco sviluppato in confronto a quello oltreoceano perché il sistema finanziario è ancora molto imperniato sul credito bancario. Chi rischia di pagare il conto è l'Italia perché buona parte dei titoli di Stato (400 miliardi su 2.200 circa) è detenuta dalle banche che ora rischiano nuove minusvalenze, mentre lo Stato, che già si è indebitato di altri 20 miliardi per salvare le più pericolanti, rischia di piazzare con più difficoltà i suoi Btp. In ogni caso, domattina sarà il mercato a dare la sentenza definitiva con lo spread tra il Btp e il Bund.
Eppure l'Italia e l'Europa sono penalizzate da un sistema che ha rivelato alcune opacità. Moody's ha patteggiato una multa da 864 milioni di dollari (circa 810 milioni di euro) con le autorità Usa per aver gonfiato il rating di mutui ipotecari molto rischiosi o aver sottovalutato la loro rischiosità negli anni che hanno portato alla grande crisi, dunque prima del 2008. Per lo stesso motivo un anno fa Standard & Poor's fu costretta a pagare 1,5 miliardi di dollari. «Moody's ha fallito nell'osservanza dei suoi standard di rating e ha tradito la missione della trasparenza», è una delle accuse formulate e parzialmente riconosciute.
La memoria non può non tornare, per analogia, al declassamento del rating sovrano dell'Italia operato in piena crisi da spread tra 2011 e 2012. La Procura di Trani sta concludendo le requisitorie contro le agenzie di valutazione (richiesti 9 mesi per un analista di Fitch, il 20 gennaio è previsto S&P).
«Moody's ha riconosciuto di non aver seguito i suoi standard di giudizio, vedremo come finirà in Italia il processo di Trani su Standard & Poor's», ha commentato il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Renato Brunetta, sottolineando che quel downgrade fu ingiustificato poiché «i fondamentali economici erano più che solidi» e stigmatizzando la decisione delministero dell'Economia e della Presidenza del Consiglio di non costituirsi parte civile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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