"No deal" il 12 aprile oppure lungo rinvio. Lo spettro di elezioni europee o anticipate

La Camera si pronuncerà lunedì. E ora Theresa pensa a un quarto voto

"No deal" il 12 aprile oppure lungo rinvio. Lo spettro di elezioni europee o anticipate

«È un po' come un matrimonio cancellato all'ultimo. Ti eri preparato per il grande giorno, avevi tutto pronto e ora ti tocca pagare i fornitori per il lavoro che hanno fatto», dice fra l'affranto e l'esasperato il portavoce di Brittany Ferries, una delle due compagnie che avrebbero dovuto organizzare i trasporti di rifornimenti di emergenza attraverso la Manica se l'uscita fosse stata il 29 marzo. Ora lo stesso potrebbe accadere con il 12 aprile. La data della paura è stata posticipata, ma le prospettive non sono diverse. Perché se è vero che il no deal incombe sul Regno Unito e il ticchettio dell'orologio scorre di nuovo in maniera snervante ora che il Parlamento britannico ha detto No, no, no per la terza volta alla Rehab proposta da Theresa May per uscire dalla dipendenza da Europa, è anche vero che quel Parlamento ha detto chiaramente no al no deal il 13 marzo (321 deputati contro 278). «Quindi - come ha rimarcato Theresa May - dobbiamo concordare una strada alternativa».

Cosa ci si aspetta adesso? Lunedì la Camera dei Comuni tornerà a pronunciarsi su eventuali strade percorribili. Nonostante gli 8 rifiuti espressi la scorsa settimana su 8 opzioni possibili, la speranza è che ora arrivi qualche indicazione. La Camera mercoledì scorso ha mostrato una preferenza per la permanenza nell'unione doganale (264 sì) e per un secondo referendum confermativo su un accordo di uscita (268). Se si troverà una maggioranza chiara su una soluzione percorribile, Theresa May dovrà tornare a Bruxelles per chiedere un'estensione dell'articolo 50. Con le solite tre condizioni: una richiesta di rinvio dovrà essere motivata, accolta da tutti gli altri 27 membri della Ue ma soprattutto comporterà la partecipazione alle elezioni europee. E non è escluso che se in Aula si troverà una soluzione, il piano possa essere sottoposto per la quarta volta alla Camera la prossima settimana. Ipotesi che Downing Street sta facendo circolare dietro minaccia, in caso di voto contrario, di elezioni anticipate.

Non è un caso che il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, subito dopo la terza sonora bocciatura dell'intesa, abbia annunciato la convocazione di un vertice straordinario Ue il 10 aprile. Secondo un responsabile del Consiglio europeo, l'Ue attende indicazioni da parte del Regno Unito «in tempo sufficiente affinché il Consiglio europeo possa esaminarle». La prospettiva più ottimista è quella di una lunga estensione, che inevitabilmente comporterà la partecipazione dei britannici alle europee e potrebbe portare a un addio non prima della fine del 2019 e forse anche del 2020.

Ma da Bruxelles fanno capire che nulla è scontato. E i rischi di uscire senza un'intesa, accollandosi le sue conseguenze, restano alti. Uno scenario di no deal il 12 aprile è ora probabile, dice la Commissione europea: «L'Ue si sta preparando dal dicembre 2017 ed è ora pienamente pronta. Rimarrà unita».

Il presidente francese Emmanuel Macron ha riferito che la Francia è «il Paese più pronto» a gestire le conseguenze in caso di una Brexit senza accordo, anche se bisognerà «accelerare i preparativi» e negoziare con Londra sul tema della pesca.

«Se il 12 aprile i britannici non troveranno un accordo, andremo verso un no deal e una hard Brexit con tutte le conseguenze che questo comporta».

Si tenterà il tutto per tutto ma la situazione è fluida. E le pressioni interne perché Theresa May lasci subito sono ancora forti.

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