Politica

Il no di imprese e Abi: troppe tasse in manovra. Moody's incolpa Salvini

Le critiche di Confindustria, Corte dei conti e banche. L'agenzia: Italia frenata dai populisti

Una pioggia di bocciature si abbatte sulla manovra. Le audizioni nelle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato si sono trasformate in un cahier de doleances delle parti sociali, da Confindustria all'Abi, dai sindacati alla Corte dei Conti. Il direttore generale di Viale dell'Astronomia, Marcella Panucci, ha ricordato che il ddl Bilancio «invece di intervenire in modo più rilevante sulla spesa corrente, prevede un significativo recupero di risorse, per quasi 2,9 miliardi, attraverso un aumento della tassazione sulle imprese, accentuando così le distorsioni nel prelievo che già esistono» e che «a queste risorse vanno aggiunte quelle previste dal decreto fiscale, per circa 2 miliardi, in chiave antievasione, che sottraggono ulteriore liquidità alle imprese». Per coprire questi 5 miliardi Confindustria propone di tagliare i fondi per quota 100 e reddito di cittadinanza in modo da evitare che plastic tax (che provocherà rincari da 109 euro in media a famiglia) e sugar tax, nonché il maggior prelievo sulle auto aziendali, impattino sulle aziende. Il balzello sugli imballaggi di plastica, ha sottolineato Panucci, «non comporta benefici ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti e rappresenta unicamente una leva per rastrellare risorse». Anche l'Alleanza delle cooperative ha criticato le nuove imposte.

Considerato che a settembre la produzione industriale è tornata a calare dello 0,4% su base mensile e del 2,1% a livello tendenziale, è probabile che la manovra peggiori la situazione. Come denunciato da Mariastella Gelmini, capogruppo Fi alla Camera, «secondo gli industriali le nuove tasse peseranno come l'evitato aumento dell'Iva: il governo fa il gioco delle tre carte con le tasche degli italiani». L'associazione bancaria italiana ha, invece, ricordato che gli 1,6 miliardi prelevati tramite la minore deducibilità delle perdite su crediti avranno «impatti sul sostegno delle banche a famiglie e imprese».

La Corte dei Conti ha messo in evidenza che «la mancanza di un quadro organico delle misure che si intende assumere, rinviate a specifici provvedimenti collegati, non consente di valutare pienamente come si intenda intervenire sulle principali criticità del nostro sistema economico e istituzionale». Insomma, la manovra per i giudici contabili è un ircocervo senza nessun costrutto. Cgil, Cisl e Uil, invece, si sono lamentate della scarsità di risorse per il taglio del cuneo fiscale e per i rinnovi dei contratti pubblici.

Nonostante questo appesantimento del prelievo fiscale faccia diminuire il consenso popolare verso il centrosinistra, l'agenzia di rating Moody's ha preso le difese dello status quo. «In Italia - ha scritto nell'ultimo report - l'avanzata dei partiti populisti ha distratto i policymaker dall'attuare le riforme necessarie».

Ieri, inoltre, è scaduto il termine per depositare in commissione Finanze alla Camera gli emendamenti al dl fiscale del collegato alla manovra che contiene la stretta antievasione da 3,1 miliardi di euro e l'incremento delle pene per i reati fiscali. Domani sarà valutata l'ammissibilità di ciascun emendamento e la discussione del testo inizierà giovedì.

Dal punto di vista politico la notizia più rilevante è il «disallineamento» di Italia Viva rispetto alla maggioranza di governo. Non solo per quanto concerne il caso Ilva (l'emendamento ad hoc è stato inserito nel dl), ma anche su altri temi. Tra le proposte renziane si segnalano la modifica alla reverse charge Iva sugli appalti e la fissazione di un tetto ai tributi locali. In pratica, la formazione di Matteo Renzi sembra la prima a dare ragione alla Lega sul tema «tasse e burocrazia».

Gli emendamenti del Carroccio, tuttavia, sono ancora più decisi: riapertura della pace fiscale, abolizione di Tasi e Irap, introduzione della flat tax incrementale e interventi sulla soglia d'uso dei contanti.

Commenti