Silvio Berlusconi si prepara alla grande rentrée nel Parlamento di Strasburgo. La prima convocazione è dietro l'angolo. Martedì prossimo alle 10 si insediano ufficialmente i nuovi parlamentari eletti il 23-26 maggio. Il primo atto ufficiale in emiciclo sarà l'elezione del presidente del Parlamento, che avrà luogo mercoledì 3 luglio a partire dalle 9. Sarà Antonio Tajani, presidente uscente, a presiedere questa sessione nel ruolo di «presidente provvisorio». «Il Parlamento non può svolgere nessuna altra attività fino a quando non c'è un nuovo presidente» ha sottolineato Bruxelles Marjory van den Broeke, vice-portavoce del Parlamento. Giovedì invece Consiglio e Commissione riferiranno sulle conclusioni del summit del 20-21 giugno e di quello straordinario che si terrà il 30 giugno. Nella partita delle nomine Ue, l'ipotesi che potrebbe sbloccare l'attuale stallo è la rinuncia allo spitzenkandidat e la conseguente «retrocessione» di Manfred Weber alla presidenza dell'Europarlamento. Mentre, secondo il Financial Times, la poltrona di presidente della Commissione andrebbe al socialista olandese Frans Timmermans. E sulla trattativa in corso ieri è intervenuto lo stesso Tajani che ha rivendicato per l'Italia «un commissario con un portafoglio di peso», aprendo alla figura del leghista Giancarlo Giorgetti: «È certamente una persona di qualità, che conosce bene le lingue, cosa rara tra i politici italiani...».
Berlusconi forse martedì parlerà con la stampa e dirà la sua sulla presidenza. Il Cavaliere, anche attraverso la sua attività europea, riaffermerà la sua centralità politica nel momento in cui Forza Italia vive un processo di trasformazione. Il leader azzurro in queste ore sta lavorando sotto traccia per preservare l'unità del partito. La manifestazione organizzata da Giovanni Toti il prossimo 6 luglio è monitorata con attenzione, ma a tutti i livelli si fa notare che «sarà una manifestazione di Forza Italia» e non un antefatto per la scissione.
Ieri il governatore ligure è tornato a mostrare i muscoli e a dire in maniera chiara che indietro non si torna. «Il percorso di rinnovamento che abbiamo promesso andrà avanti comunque, mi auguro dentro Forza Italia. Ma anche senza», dice Toti alla Stampa. «Abbiamo promesso una rivoluzione a Forza Italia e al centrodestra. Non si può trasformare in una restaurazione - afferma - Dobbiamo dimostrare a elettori e amministratori che ci hanno abbandonato la reale volontà di un cambiamento profondo. L'altra sera non è stato fatto», dice con riferimento alla riunione con i coordinatori regionali. «Allarghiamo l'organizzazione a forze nuove, in modo che tutti siano ascoltati. Ma se il primo atto formale, per giunta timido, con cui si chiede di allargare i coordinamenti regionali viene fermato - aggiunge -, con quale credibilità ci presentiamo per cambiare il partito?». «Io vado avanti con il progetto che mi pareva Berlusconi condividesse, cioè costruire una nuova casa per moderati, popolari, riformisti, liberali. Il mio obiettivo resta un grande contenitore politico in stile Popolo delle Libertà».
Mara Carfagna, però, resta fiduciosa e parla di «normali scosse d'assestamento». Il ticket quindi resiste e guarda al 13 luglio, data in cui si svolgerà il Consiglio nazionale, come al vero test del nuovo corso. Matteo Salvini, finora defilato, fa capire di guardare con interesse alla svolta azzurra.
«Incontrerò sia Toti che la Carfagna, governiamo insieme molte regioni italiane», annuncia. Una apertura accompagnata da una postilla importante sul suo unico interlocutore politico: «Io continuo a parlare con Silvio Berlusconi».
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